ROMA –Lunedì dell’Angelo, ora delle Lodi mattutine: Papa Francesco ascende alla Casa del Padre.
Migliaia di fedeli, romani e pellegrini, si sono radunati in preghiera in Via della Conciliazione e in Piazza San Pietro.
Dopo le sue dimissioni dal Policlinico Gemelli, il Pontefice nelle sue rare apparizioni pubbliche era sofferente e debole, ma in tutti noi, popolo dei credenti, era viva la speranza di poterlo avere ancora un po’ come nostra guida e pastore. Questa la dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. “Alle ore 9.47 di questa mattina, Sua Eminenza, il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato con dolore la morte di Papa Francesco, con queste parole: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7.35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.
Una morte avvenuta per ictus celebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile, come è stato certificato dal professor Andrea Arcangeli, direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano. Bandiere a mezz’asta a Palazzo Chigi, alla Camera, al Senato, al Quirinale, come alle ambasciate e alle caserme. Anche il mondo dello sport ha compartecipato al lutto per la morte di Papa Bergoglio. Il Coni ha disposto il rinvio delle manifestazioni sportive che erano in programma, rinviando a data da destinarsi l’intero programma del calcio di Serie A e Serie B. Il Consiglio dei ministri ha proclamato il lutto nazionale per cinque giorni, il presidente cubano per tre giorni, mentre il presidente argentino ha dichiarato una settimana di cordoglio in Argentina “per la scomparsa del Santo Padre”.
L’elezione di Francesco a 266esimo papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, avvenne il 13 marzo 2013, dopo che l’11 febbraio dello stesso anno, Papa Ratzinger annunciò le sue dimissioni. Primo papa proveniente dal continente americano e appartenente all’Ordine dei Gesuiti, ci ha lasciato all’età di 88 anni, un uomo che ha fatto del papato la sede dell’accoglienza e del Vangelo. La scelta del nome “Francesco”, nel solco dell’esempio di Francesco d’Assisi, “uomo di povertà, uomo di pace, uomo che ama e custodisce il Creato”. L’Ordine francescano secolare (Ofs) e la Gioventù francescana d’Italia (Gifra), hanno espresso sentimenti di commozione e gratitudine per il servizio che il Santo Padre ha svolto per la Chiesa e per il mondo intero, “facendosi segno di coraggio di speranza”. “Proprio come Francesco d’Assisi, Santo della concretezza, che non esitò a sporcarsi le mani per rispondere alla chiamata di Cristo crocifisso, anche il Santo Padre, in questi anni, non si è mai tirato indietro, ripartendo dalla centralità dei valori evangelici con scelte coraggiose”, ha detto Luca Piras, presidente dell’Ofs d’Italia. “Vorrei, per questo, esprimere a nome di tutta la nostra famiglia francescana laicale, un profondo senso di gratitudine per un tempo di Chiesa concreta e vicina a tutte le povertà, oltre che per il costante incoraggiamento a portare Gesù a tutti e su tutte le strade del mondo”.
Secondo le norme, la salma del Papa verrà esposta per tre giorni in San Pietro alla devozione dei fedeli. Dal giorno successivo si tengono i cosiddetti “novendiali”, ossia le Sante Messe in suffragio dell’anima del Pontefice celebrate per nove giorni di seguito.
La fissazione della data delle esequie è prerogativa delle congregazioni generali dei cardinali, che verranno convocate nelle prossime ore dal decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, generalmente cadono tra i quattro e i sei giorni a partire dalla data della morte. I funerali di papa Francesco si terranno sabato 26 aprile alle 10 sul sagrato della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Secondo il diritto canonico, il Conclave, convocato sempre dalle Congregazioni generali dei cardinali, tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte del Pontefice e l’inizio della sede vacante, partirà tra il 5 e il 10 maggio.
Tante le decisioni e le riforme operate dal Pontefice. Fin dall’inizio del suo Pontificato, egli volle imprimere un’idea di collegialità e di sinodalità creando il Consiglio dei cardinali, un organo nuovo che ha avuto il compito di assisterlo nelle decisioni più importanti e complesse. Essendo lui stesso un grande comunicatore, creò nel 2015 la Segreteria per le Comunicazioni in cui sono confluiti Vatican News e tutti gli organi stampa, radio e tv alle dirette dipendenze del Vaticano. Nel 2016 sono stati costituiti i Dicasteri per i laici, la famiglia e la vita e quello per il servizio dello sviluppo umano integrale. Il processo di riforma della Curia culminò nel 2022, con la promulgazione della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Nel corso degli anni il Papa si è occupato anche dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, aumentandone la trasparenza delle attività e il controllo sulla gestione; al Codice penale vaticano, introducendo nuovi reati contro l’umanità, come il genocidio, e contro i minori; e inasprendo alcune pene per i reati legati alla corruzione; è stato anche abolito l’ergastolo, nello Stato della Città del Vaticano, sostituendolo con una pena detentiva di 30-35 anni.
così decise di eliminare la pena di morte dal Catechismo, definendola “inammissibile, perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”. Molto importante la sua azione riguardo i temi economici, la gestione delle finanze vaticane e tutte le questioni che riguardano il campo economico-finanziario: tra queste, nel 2014, l’istituzione di una Segreteria per l’economia.
Tre sono i temi che lui stesso ha ritenuto più significativi per il suo programma, la pace, l’ecologia e i poveri.
Il suo Papato ha attraversato diversi momenti delicati: dalle tragedie di Amatrice e Accumoli, nel 2016, allo scoppio della pandemia di Covid, nel 2020, con il successivo lockdown mondiale; fino all’emergenza migratoria, i naufragi nel Mediterraneo, che hanno popolato le cronache più recenti. E ancora, le guerre e l’impegno per la pace, dall’Ucraina a Gaza. La sua voce ha attraversato i confini della Chiesa, sottolineando costantemente come le guerre “sono sempre una sconfitta” e servono solo “all’industria delle armi per arricchirsi e fare affari”. Papa Francesco ha introdotto il concetto di Terza Guerra Mondiale “a pezzetti”, spiegando che l’unione di tante “piccole” guerre sparse nel mondo, compongono un unico grande conflitto di dimensioni planetarie. Impossibile dimenticare i suoi viaggi, soprattutto quelli alle periferie del mondo, e i Concistori. Nei suoi dodici anni di Pontificato, Papa Francesco ha compiuto 47 viaggi, oltre a decine di visite apostoliche, in Italia, e pastorali, nella diocesi di Roma Fra i documenti del papa, spiccano le quattro encicliche, Lumen Fidei, Laudato si’, Fratelli Tutti, e Dilexit Nos, in particolare Laudato si’ e Fratelli tutti. Moltissimi i discorsi, 41 le costituzioni apostoliche, 7 le esortazioni apostoliche, tra le quali Evangelii gaudium, Amoris laetitia e Querida Amazonia. E ancora le Lettere, tra queste le lettere apostoliche; i motu proprio e, fra questi, nel 2023, la Legge fondamentale dello Stato Vaticano. Circa 700 messaggi, fra i quali quelli per la Giornata della pace. Migliaia le omelie, le udienze, le preghiere e le meditazioni.
Infine, due Giubilei, il primo, nel 2016, quello straordinario della Misericordia, sottolineando la centralità “del perdono, della compassione e della misericordia” nella vita cristiana, e quello attuale, “Pellegrini di speranza” del 2025.
Come ha fatto sapere il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, “Il Giubileo, che è stato aperto da Papa Francesco, continua”. Per il momento sarà sospesa la canonizzazione di Carlo Acutis, inizialmente prevista per il 27 aprile, invece “la Santa Messa prevista in occasione del Giubileo degli adolescenti resta in programma, così come le altre celebrazioni e appuntamenti previsti dal calendario giubilare”. Nel Lunedì dell’Angelo è stato ricordato anche il testamento spirituale di Jorge Mario Bergoglio, firmato il 29 giugno 2022 a Santa Marta, nel quale egli affida le sue sofferenze all’offerta spirituale per la pace nel mondo, chiedendo al Signore di ricompensare coloro che gli hanno voluto bene e continueranno a pregare per lui. Accanto al testamento spirituale, è stato pubblicato un documento ufficiale sulle volontà testamentarie del Pontefice, che riguarda nello specifico il luogo della Sua sepoltura.
Papa Francesco ha espresso con chiarezza il desiderio di essere sepolto nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, santuario mariano al quale ha sempre affidato la propria missione sacerdotale ed episcopale. Così ha scritto: “Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus. Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, a trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano”. A me personalmente colpì da subito lo stile di questo pontefice, così diverso da quello dei suoi predecessori.
Tre personalità diverse, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio, e tutte e tre incisive nel governo della Chiesa; in ognuno di loro, la volontà di promuovere ed approfondire il dialogo ebraico-cattolico.
Giovanni Paolo II, fu un papa popolarissimo, estremamente innovatore, instancabile viaggiatore fino agli estremi confini della terra, per manifestare la sollecitudine missionaria. Benedetto XVI, unico papa emerito nella storia della Chiesa ed anche il più longevo tra i papi della Chiesa, fu un papa più conservativo, caratterizzato da un pensiero raffinato, introspettivo ed etico, si è servito della forza della parola e della profondità della riflessione teologica. Papa Francesco, un pontefice che è riuscito a trasmettere umanità e tenerezza e si è contraddistinto per il suo stile di prossimità, con una particolare attenzione e vicinanza alle persone, soprattutto ai più fragili e ai marginalizzati. Il suo invito ad aver cura di noi, a prenderci cura degli altri e del Creato, la nostra Casa comune.
Quel tema a Lui così particolarmente caro della Chiesa in uscita, per portare Cristo al mondo, per annunciare il Vangelo alle genti, per essere vicini al dolore del mondo intero; l’aver messo al centro il dialogo tra l’uomo del nostro tempo e l’universalità di Dio, e soprattutto il valore profondo che egli attribuiva alla preghiera. “La preghiera – affermava – apre il cuore al Signore, e quando lo Spirito entra, ti cambia la vita. Perciò bisogna pregare, per aprire il cuore e lasciare lo spazio allo Spirito”. Al riguardo, come non ricordare le prime parole di Papa Francesco, pronunciate subito dopo l’elezione al Soglio di Pietro. “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. […] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. La preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
Come per il suo predecessore, papa Ratzinger, il quale riteneva “la pietà popolare un grande patrimonio della Chiesa”, e chiedeva di non parlare male delle pratiche devozionali né di considerarle dannose, ma piuttosto di riprenderle e spiegarle adeguatamente al Popolo di Dio, anche per papa Bergoglio la pietà popolare non poteva essere considerata un aspetto secondario della vita cristiana, perché, nella preghiera semplice del popolo, si crea “uno spazio d’incontro con Gesù Cristo e un modo di esprimere la fede della Chiesa”.
Papa Francesco aveva innanzi tutto un rapporto privilegiato con la Madre di Dio. “La Madonna custodisce la nostra salute – dichiarava – Ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi…”. Una di queste devozioni mariane, che Bergoglio ha contribuito a diffondere in Argentina, è quella per «Maria che scioglie i nodi». Un altro legame molto importante del Pontefice, quello con san Giuseppe, il custode dell’infanzia di Gesù, sotto la cui protezione iniziò il suo pontificato con la Santa Messa inaugurale celebrata proprio il 19 marzo, festa dello sposo di Maria; e, ancora, la bella devozione a santa Teresa di Lisieux, patrona universale delle missioni, patrona secondaria della Francia, Dottore della Chiesa, che papa Bergoglio ha voluto diffondere specialmente nelle povere baraccopoli di Buenos Aires. «Quando ho un problema lo affido a lei – così diceva. Non le chiedo che lo risolva, solo che lo tenga nelle sue mani e mi aiuti; come segnale ricevo quasi sempre una rosa». Infine, il rapporto tra papa Francesco e la devozione al Sacro Cuore approfondito nell’Enciclica “Dilexit nos”, pubblicata ad ottobre 2024, sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo. Francesco, un Pontefice che ha comunicato ed ha annunciato il Vangelo con la parola, ma soprattutto con il cuore e la forza dei gesti.
“I grandi cambiamenti – come ha scritto nel suo Discorso rivolto ai giornalisti – non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”. E, come ci indicano anche i suoi Messaggi delle ultime quattro Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali, tutte fanno riferimento al “cuore”: ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore, condividere la speranza del cuore. A gennaio, al Giubileo dei giornalisti, ho avuto il privilegio di ascoltare e ho avuto la grande gioia di vedere papa Francesco passarmi accanto in carrozzina in Aula Paolo VI. Per quanto mi riguarda continuerò ad impegnarmi nella mia vita quotidiana per nutrire la mia fede cristiana, mariana e francescana, e nella mia attività di giornalista e comunicatrice. Occorre raccontare la speranza, raccontare storie che nutrono la vita. “Il vostro storytelling – come ci ha esortato il Santo Padre – sia anche hopetelling. Quella del giornalista è più che una professione. È una vocazione e una missione. Il vostro è un compito prezioso”. Il giornalismo e la comunicazione sono una battaglia importante e nobile, una lotta per la verità e per la speranza. Grazie, Santo Padre, grazie per la Sua fulgida testimonianza cristiana. Sono profondamente addolorata e mi unisco anch’io al cordoglio del mondo intero per la Sua scomparsa. Io e la mia famiglia la ricorderemo sempre nelle nostre preghiere. La prego di benedire dal Cielo, insieme ai Suoi predecessori, il cammino della Chiesa universale, e di vegliare su coloro che credono profondamente nella verità, nella giustizia, nella bontà e nella bellezza, spesso incompresi e ostacolati nel mondo, affinché, accompagnati dalla Luce dell’amore di Dio non si scoraggino, e possano trionfare vittoriosi.