Giornata mondiale ictus, Vianello (A.L.I.Ce. Italia): “Malattia è ancora tabù” ‘Informare i pazienti correttamente in ogni fase e gestione della malattia è molto importante’

Roma, 28 ott. (Adnkronos Salute) – “L’ictus è la terza causa di morte nel nostro Paese, la prima di invalidità e disabilità. In Italia, 1 milione di persone vive con danni permanenti causati dalla malattia, non più appannaggio dei soli anziani. Tuttavia, fa ancora paura. La sola parola è considerata un tabù. Ma con l’ictus dobbiamo fare i conti e della malattia dobbiamo parlare, soprattutto con i pazienti nella fase post-ictus”. Così all’Adnkronos Salute Andrea Vianello, giornalista e presidente Federazione A.L.I.Ce. Italia Odv, alla vigilia della Giornata mondiale dell’ictus che si celebra il 29 ottobre.Secondo un’indagine di Elma Research, il 57% dei pazienti intervistati non era stato informato nel momento delle dimissioni post-ictus della possibilità di sviluppare la spasticità, che si manifesta con dolore, rigidità muscolare, difficoltà a compiere anche i gesti più semplici come vestirsi e allacciarsi le scarpe. “Eppure la corretta informazione, fin dal momento dell’evento acuto, sulla possibilità di sviluppare questa condizione, è fondamentale – sottolinea Vianello – E’ davvero molto importante che i pazienti dopo un ictus, evento particolarmente invasivo e drammatico da cui si esce anche con danni permanenti, ricevano le giuste informazioni. Noi di A.L.I.Ce. Italia Odv siamo impegnati su questo ogni giorno: spieghiamo come avviene la gestione dell’ictus nei tempi giusti e nei centri giusti, perché è importantissimo l’intervento tempestivo. E poi, tutta la parte relativa al percorso della riabilitazione e del rientro a casa. Ecco, i pazienti vanno accompagnati e informati in ogni momento della malattia”.Anche sul tema della spasticità, conclude Vianello, “siamo intervenuti come associazione, facendo corretta informazione, perché è una condizione che può manifestarsi anche mesi dopo l’ictus. Ecco, molti pazienti non ne erano a conoscenza o non erano pronti a gestire spasmi, dolori e contratture particolarmente invalidanti”.

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