Nel pubblico come nel privato tutto sarà demandato ad accordi tra il dirigente o datore di lavoro e i dipendenti
Ultimi giorni di smart working nel settore privato. Dal 31 marzo infatti lo stop arriverà anche per genitori con figli minori di 14 anni e lavoratori fragili. Bocciato l’emendamento al decreto milleproroghe per estendere ulteriormente la scadenza, dal 1° aprile lo smart working potrà essere concesso dal datore di lavoro solo in base a esigenze aziendali.
Nel settore privato quindi lo smart working tornerà ad essere semplicemente un elemento di conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, disciplinato dai contratti aziendali.
Nella pubblica amministrazione, la situazione è cambiata dal 31 dicembre scorso, quando è scaduta la disposizione che obbligava a garantire lo smart working ai lavoratori fragili. Nonostante ciò, il governo ha permesso ai dirigenti di stipulare accordi individuali per proteggere i dipendenti più vulnerabili alla salute attraverso il lavoro agile, mantenendo così una certa flessibilità organizzativa.
Eppure lo smart working sta diventando sempre più attraente per alcune imprese desiderose di attrarre e trattenere talenti. Molte aziende hanno già delegato la regolamentazione di questa pratica a accordi collettivi aziendali, stabilendo i giorni in cui i dipendenti possono lavorare in sede e quelli in cui possono lavorare da remoto. Secondo quanto pubblicato dal Politecnico di Milano nel report: “Smart Working: gli impatti su organizzazioni e società” si assiste a un consolidamento del lavoro agile. Le aziende infatti prevedono di mantenerlo e solo il 6% non sa se avrà un modello in futuro.
Una tendenza che riflette un forte cambiamento nel mondo del lavoro, con ormai poche realtà che non adottano questo modello organizzativo.