Medici Pronto soccorso, ‘ticket su codici bianchi non evita sovraffollamento’ ‘Magari può servire per fare cassa, diverso se si associasse anche nome del medico di famiglia’

Roma, 10 gen. (Adnkronos Salute) – Regione che vai e ticket per le prestazioni in Pronto soccorso che trovi. “Non c’è un quadro preciso e dettagliato su questo meccanismo, ogni regione decide una tariffa e fa a modo suo. Quello che possiamo dire sicuramente è che questa misura assolutamente non evita il sovraffollamento dei Pronto soccorso. Pagare 20-30 euro non è certo un deterrente, perché spesso non vengono pagati e tocca all’azienda recuperarli ma soprattutto perché sono tantissime le esenzioni”. Così all’Adnkronos Salute Fabio De Iaco, presidente della Simeu, la Società italiana di medicina emergenza-urgenza, boccia la richiesta dei medici che in Toscana hanno chiesto alla Regione che venga reintrodotto il pagamento del ticket per i codici bianchi e azzurri per evitare il sovraccarico con l’influenza e Covid.Ma perché non funziona il ticket in Pronto soccorso? “E’ un dato di fatto che ci sono diversi problemi – risponde De Iaco – Ci sono tanti contenziosi, persone che protestano per il codice assegnato, altri che evidenziano come usciti da un Pronto soccorso con un codice bianco poi sono andati in un altro ospedale e hanno ricevuto un colore diverso. C’è chi magari ha aspettato tante ore e non vuole pagare”. C’è un passaggio fondamentale in questo meccanismo: il codice non viene dato quando un paziente entra in Pronto soccorso ma all’uscita. “C’è un medico che in modo soggettivo decide se la persona che ha davanti è un codice bianco o verde – spiega il presidente Simeu – non è il triage a stabilirlo, è un codice di gravità infatti che viene dato alla fine e spesso molti colleghi per non avere scocciature decidono per un codice verde e non bianco, ad esempio”.Insomma il ticket in Pronto soccorso diventa un gioco ad ostacoli. Dove tra esenzioni, il ‘balletto’ tra codice bianco e verde, e poi la ricevuta solo dopo che la persona sta uscendo, fa sì che in pochi paghino. “In Piemonte dove lavoro è di 27 euro, può funzionare? Non lo so, magari per fare cassa sì ma per evitare caos e code no. Non credo si possa portare a 50-100 euro per una questione morale visto che parliamo di servizio pubblico – avverte – Altro ragionamento potrebbe essere quello di associare al codice bianco anche il nome del medico di famiglia curane. Mi pare che in Veneto l’abbiano sperimentato. Ma – conclude – immagino la cosa possa suscitare un bel vespaio per la medicina del territorio”.

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