Ceo Nephris, “studio Italia-Usa su reni e diabete apre a nuove cure”

Milano, 11 ago. (Adnkronos Salute) – “Congratulazioni a tutti i team che hanno contribuito” all’identificazione di Nbl1 come nuovo marker ‘spia’ di danno renale nei pazienti diabetici. “Una maggiore comprensione di come si sviluppa la nefropatia diabetica aumenta le possibilità che, in futuro, i medici abbiano opzioni migliori per curare i pazienti”. Lo dichiara Gabriella Camboni, amministratore delegato di Nephris, azienda biotecnologica con sede a Milano, che sviluppa terapie innovative per le malattie renali croniche. I fondatori scientifici della società sono infatti Paolo Fiorina e Francesca D’Addio, due degli autori dello studio Italia-Usa pubblicato su ‘Science Translational Medicine’, frutto di una collaborazione tra il Centro di ricerca pediatrica Romeo ed Enrica Invernizzi dell’Università Statale di Milano e la Harvard Medical School. Al lavoro hanno partecipato anche scienziati del Boston Children’s Hospital e del Joslin Diabetes Center di Boston. Nello studio – ricorda Nephris in una nota – viene dimostrato come alti livelli circolanti di Nbl1 rappresentano un fattore di predizione indipendente della perdita di funzione renale sia nei pazienti con diabete di tipo 1 che di tipo 2. Una scoperta che “certamente permetterà di migliorare la nostra comprensione dei meccanismi alla base dello sviluppo della nefropatia diabetica”, una delle complicanze più comuni del diabete, ha sottolinea Fiorina, ordinario UniMi di Endocrinologia e direttore del Centro internazionale di ricerca per il diabete di tipo 1 presso il Centro Invernizzi. “Per la prima volta – ha precisato lo specialista – abbiamo identificato un fattore tossico diretto contro i podociti renali, dimostrando che esistono fattori specifici, oltre all’iperglicemia, che possono rappresentare un potenziale bersaglio per future terapie”.

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