Le Thermae Antonianae, meglio note come Terme di Caracalla, furono costruite a partire dal 212, come testimoniato dai bolli laterizi ritrovati in situ, ed inaugurate nel 216 dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Bassiano, detto Caracalla, dal nome del mantello militare con il cappuccio che soleva indossare.
Figlio di Settimio Severo e Giulia Domna, la sua ascesa al potere avvenne in seguito all’assassinio del fratello Geta, con cui inizialmente aveva condiviso il trono secondo le indicazioni paterne e al quale, dopo la morte, riservò invece la damnatio memoriae, ovvero la cancellazione di ogni ricordo. Caracalla si distinse soprattutto in ambito militare, riportando notevoli successi sui Barbari, anche se Cassio Dione, che ci restituisce la figura di un personaggio sanguinario e vendicativo, suggerisce il sospetto che a volte siano stati frutto di trattative e corruzione piuttosto che di vera abilità militare.
Come tutti gli imperatori romani, anche Caracalla utilizza l’architettura monumentale in chiave propagandistica, lasciandoci il più grande complesso termale di età imperiale presente a Roma, costituito da un corpo centrale, le vere e proprie thermae, fatte costruite da Caracalla stesso e un grande recinto esterno, costruito invece dai suoi successori Elagabalo ed Alessandro Severo, che completarono anche la decorazione dell’intero complesso. Un pomeriggio e una serata alle terme, che era in media il tempo della frequentazione da parte dei Romani, si svolgeva sostando in sequenza in tre vani principali, secondo un percorso prestabilito che partiva dal tepidarium, la sala per la sosta in un ambiente tiepido da cui si accedeva al calidarium, la sala per bagni caldi, entrambe alimentate dalla medesima fonte generatrice di calore, il praefurnium, per arrivare al frigidarium, la sala per il bagno freddo, spesso collegata alla natatio, la piscina, in cui immergersi a fine percorso. Vi erano poi altri ambienti satelliti per diverse attività legate al benessere fisico, come le palestre o mentale, come le biblioteche.
Terme di Caracalla
La pianta delle Terme Antoniniane riprendeva quella di altre terme imperiali, in particolare quelle fatte costruire da Traiano sulla Domus Aurea come atto di damnatio memoriae nei confronti di Nerone, con le sale da bagno disposte lungo l’asse centrale e le altre disposte simmetricamente ai lati e replicate in maniera speculare. Dalle palestre si accedeva a due tepidaria per parte, ovati e trasparenti al sole, dai quali, iniziando un percorso ad angolo retto attraverso sudatoria e stretti passaggi disposti in diagonale, per non disperdere il calore, si giungeva al maestoso calidarium dal diametro di 34 metri, coperto da una cupola senza tamburo che poggiava direttamente su 8 pilastri, dei quali solo due sono conservati. Si trattava di una rotonda, di cui purtroppo non è rimasta traccia, che pare non avesse nulla da invidiare al Pantheon, con due registri di ampie finestre da cui arrivava la luce dalla tarda mattinata al tramonto e con al centro una grande vasca circolare e sei più piccole posizionate fra i pilastri. Lasciato il calidarium, dopo una sosta nel tepidarium principale, si giungeva al frigidarium, un’imponente aula basilicale coperta da tre volte a crociera, poggianti su otto pilastri fronteggiati in origine da altrettante colonne di granito, una delle quali si trova oggi in piazza Santa Trinita a Firenze, mentre al centro erano collocate le due vasche in granito che ora fanno bella mostra di sé a Piazza Farnese.
Piazza Farnese
Le terme di Caracalla, infatti, fin dal loro definitivo abbandono durante l’assedio dei Goti di Vitige nel 537, diventano una delle più grandi cave di materiale a Roma, parte del quale è oggi rintracciabile in altre costruzioni, come alcuni capitelli riutilizzati nel Duomo di Pisa e in Santa Maria in Trastevere. Ma il vero e proprio depredamento venne operato da papa Paolo III Farnese che, alla metà del XVI sec., utilizzò gran parte dei materiali per la costruzione del suo palazzo in Campo Marzio, prelevando anche numerose opere d’arte che entrarono a far parte della collezione della famiglia, come i famosi Ercole Farnese, il Toro Farnese e la Flora, oggi ammirabili nel Museo Nazionale di Napoli, appunto le due vasche di granito oggi a Piazza Farnese e la cosiddetta colonna della Giustizia in piazza Santa Trinitaa Firenze. Campagne di scavo condotte fra il XIX ed il XX sec. hanno infine portato alla luce, oltre al mosaico con atleti esposto ora ai Musei Vaticani, il più grande mitreo conosciuto a Roma ed i sotterranei, importante testimonianza del funzionamento del complesso.
Terme di Caracalla- pavimento musivo
La decorazione era ricchissima: cortili e portici erano pavimentati con mosaici bianchi e neri; gli emicicli e le esedre con mosaici policromi raffiguranti nature morte, animali ed atleti in gara o in esercizio; le pareti erano rivestite da lastre marmoree di vario colore; i finestroni a semicerchio tripartiti erano chiusi da vetri colorati; le volte coperte da stucchi variopinti e raffinati e tutto intorno vi erano colonne preziose e sculture esposte nei vari ambienti, soprattutto nella grande natatio.
Un enorme rigoglioso giardino separava la costruzione centrale dal cosiddetto recinto, dove si trovavano sul lato nord due piani di tabernae, con funzione di sostruzione del terrazzamento sul quale erano state edificate, di cui tracce sono visibili su via delle terme di Caracalla, l’antica via Nova inaugurata per l’occasione. Ai lati del recinto vi erano due grandi esedre, con una sala absidata centrale e due ambienti minori, destinati a biblioteche e sul lato sud la grande cisterna per la raccolta dell’acqua costituita da una duplice fila di ambienti nascosti da una gradinata, che è stata tradizionalmente interpretata come uno stadio o una scenografica cascata.
Per la sua realizzazione l’imperatore Caracalla fece creare un ramo speciale dell’acquedotto dell’Acqua Marcia, che attraversava la via Appia all’altezza di porta san Sebastiano e sbancare un ampio settore della collina, fra il Celio e l’Aventino.
INFO
Complesso delle Terme di Caracalla, dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 16.30
Prenotazione obbligatoria.