ENEA e Istituzione Bologna Musei insieme per monitorare il comportamento del pubblico nella fruizione delle opere d’arte attraverso l’innovativo sistema “ShareArt“
ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico e Istituzione Bologna Musei annunciano un importante accordo di collaborazione finalizzato ad ottenere un’innovativa rilevazione dati nel monitoraggio del gradimento e delle modalità di fruizione di opere d’arte in ambiti museali, attraverso il cosiddetto ShareArt . Si tratta di un sistema innovativo in grado di “misurare il gradimento” di un’opera d’arte attraverso la condivisione di molteplici informazioni, grazie all’applicazione di metodologie quali Big Data e Intelligenza Artificiale, capaci di ricavare informazioni dall’esplorazione di grandi quantità di dati diversi ottenuti monitorando la registrazione nel tempo di alcuni indicatori specifici.
Il sistema si compone di una serie di dispositivi di acquisizione dati provvisti di telecamera, posti nei pressi dell’opera d’arte, che raccolgono le informazioni e le inviano a un server centrale per l’elaborazione e l’immagazzinamento, mentre un’applicazione web ne consente la consultazione e l’elaborazione di un‘analisi multidimensionale interattiva con tecniche OLAP (On-Line Analytical Processing).
Inoltre, in questa particolare fase di emergenza Covid-19, il sistema ShareArt può essere utilizzato anche per aumentare la sicurezza degli ambienti museali, rilevando il corretto utilizzo della mascherina a protezione delle vie respiratorie e il distanziamento dei visitatori ed attivando, in tempo reale, una segnalazione visiva per ricordare il rispetto delle disposizioni vigenti.
A differenza di altri metodi di monitoraggio del pubblico dei musei, ShareArt non richiede dispositivi da indossare o alcuna azione da parte dello spettatore, in modo tale da non influenzarne il comportamento naturale, con la possibile conseguenza di alterare i dati raccolti, ed opera nel pieno rispetto della normativa GDPR sul tema privacy perché non acquisisce né memorizza dati associabili a una persona fisica o che ne indichino la posizione geografica.
Le informazioni raccolte costituiscono un capitale molto prezioso per gli operatori museali, che possono così analizzare, con dati concreti, le modalità di fruizione delle opere esposte, evidenziando punti di forza, eventuali criticità, possibili miglioramenti utili per ottimizzare l’esposizione delle opere stesse e il percorso di visita, misurando poi gli effetti delle azioni intraprese.
In tutto il mondo, per molti archivi, biblioteche e musei trarre vantaggio dall’enorme potenziale che l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione permette, rappresenta una necessità fondamentale per portare avanti la propria missione e garantire un futuro di conservazione e condivisione pubblica delle proprie risorse.
Il progetto ha preso avvio a Bologna con le Collezioni Comunali d’Arte situate nelle sontuose sale del secondo piano di Palazzo d’Accursio, un tempo residenza dei Cardinali Legati rappresentanti del potere pontificio e oggi sede di un ricco e variegato patrimonio di dipinti, sculture, mobili, arredi e suppellettili
I primi dispositivi sono stati installati all’interno del percorso espositivo nel luglio 2020, e, pieno regime, interesserannocomplessivamente 20 opere, consentendo di raccogliere dati sufficienti per valutare oggettivamente il comportamento dei visitatori
Si tratta di una sfida che apre una dimensione completamente nuova non solo di natura strettamente tecnologica, ma di consapevolezza che riguarda la ragione stessa di esistere delle istituzioni impegnate nella trasmissione della conoscenza e della memoria e che si inserisce nel cosiddetto nuovo Umanesimo digitale e che va nella direzione della necessaria digitalizzazione richiesta a livello europeo e cardine del PNRR.