Piazza della Rotonda, Roma
Roma con i suoi 13 esemplari, è la città al mondo con il maggior numero di obelischi egizi autentici, trasportati in epoca classica dall’altra sponda del Mediterraneo da gigantesche navi, grazie a tecniche ingegneristiche assolutamente straordinarie e attraverso incredibili viaggi che comportavano enormi difficoltà.
Possiamo farcene un’idea dalla testimonianza di Plinio il Vecchio , il primo storico a scrivere degli obelischi romani, che nella sua Naturalis Historia ci descrive anche le difficoltà che furono affrontate per il loro trasporto in mare :”La nave con la quale Caio Cesare (Caligola) aveva portato un obelisco fu la più grande tra le navi mai viste sul mare…..un albero di eccezionale grandezza fu visto sulla nave che trasportava l’obelisco eretto nel Circo Vaticano: furono necessari duemila moggi (antica unità di misura romana equivalente a 8,733 litri pari a 1050tonnellate totali ) di lenticchie per zavorra e la cui lunghezza occupò quasi tutto lo spazio di sinistra del porto di Ostia, ci volevano quattro uomini per abbracciare la circonferenza dell’albero”.
Gli obelischi, chiamati dai Romani “agulia”, erano creati dagli Egiziani come simbolo del raggio solare che si irradia sulla terra e dovevano rispondere al requisito fondamentale di rimanere perfettamente integri, dal momento in cui venivano tagliati, scolpiti, trasportati e poi innalzati, pena il fatto di essere immediatamente abbandonati; infatti molti di essi giacciono ancora semisepolti nelle sabbie dell’Egitto o naufragati nelle rotte mediterranee.
Luxor, Egitto
Ancora oggi le loro tecniche di realizzazione costituiscono un mistero, anche in considerazione del materiale utilizzato, il granito, che è una delle pietre più dure in natura; sicuramente venivano realizzati completamente a mano, con l’ausilio della sola diorite, l’unica roccia in grado di scalfirlo, attraverso una lavorazione che poteva durare anche un anno.
Quando i Romani, all’indomani della conquista dell’Egitto da parte di Augusto, approdarono sulle rive del Nilo, si trovarono di fronte ad una civiltà enormemente evoluta e dimostrarono rispetto verso i riti e gli ordinamenti della grande e secolare potenza, assorbendone in parte anche il culto di alcune divinità, opportunamente adattate al proprio Pantheon.
Fu lo stesso Augusto che nel 10 a.C. trasportò i primi due obelischi a Roma, facendoli collocare rispettivamente al centro del Circo Massimo e come gnomone della grande meridiana solare dell’Horologium Augusti in Campo Marzio.
Piazza del Popolo, Roma
Da quel momento Roma fu adornata sia da solenni obelischi egizi antichi, sia da nuovi commissionati in Egitto dagli imperatori, sia da altri, fatti realizzare direttamente a Roma, copiando persino i geroglifici egiziani autentici. Gli aguglia furono collocati soprattutto nei circhi e come decorazione di templi, come nel cosiddetto Serapeo Campense, il santuario dedicato alla dea Iside e al suo consorte Serapide, che sorgeva esattamente ove oggi è la Basilica di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi della quale molteplici campagne di scavo hanno restituito nei secoli diversi obelischi oggi sparsi in tutta la città, la cui caratteristica è di essere di dimensioni ridotte.
La sorte degli obelischi a Roma ricalca quella dell’impero stesso e durante le invasioni barbariche e il conseguente declino della città, l’unico a salvarsi dalla distruzione, è l’obelisco Vaticano, probabilmente perché secondo una errata tradizione, il globo posto alla sua sommità avrebbe contenuto le ceneri di Cesare o di San Pietro.
Piazza San Pietro, Roma
Da questo momento comincia per gli obelischi romani un lungo periodo di oblio durato quasi un millennio, durante il quale giacquero semisepolti in frammenti, fino alla loro riscoperta avvenuta nel Rinascimento. Sisto V, che in pochi anni cambiò completamente il volto alla città, attraverso un rivoluzionario progetto urbanistico , il cosiddetto Piano Sistino, attuò un sistematico recupero dei manufatti simbolo della grande civiltà egizia, creando una perfetta sintesi con le secolari chiese della cristianità.
Piazza Marconi, Roma
Il fascino degli obelischi non cessò mai del tutto tanto che a Roma ve ne sono anche di epoca moderna, quando non è stato più possibile reperirne di autentici, come quelli fatti realizzare dal principe Alessandro Torlonia per la villa sulla Nomentana o i due progettati durante il Ventennio, la cosiddetta stele Marconi dell’Eur e l’obelisco del Foro Italico. Inoltre a Roma fino al 2008, è stata presente la cosiddetta stele di Axum, un obelisco in pietra basaltica, trasportatovi dall’Etiopia nel 1937. Ma questa è un’altra storia che racconteremo presto, domani andremo alla scoperta dei 13 obelischi romani.
Foto cover: Piazza della Rotonda, Roma