A pochi passi dal traffico di Roma sulla Laurentina sorge il complesso Abbaziale delle Tre Fontane: una bolla sospesa di quiete, di bellezza, di spiritualità. Il verde dei giardini, il profumo che si sprigiona dagli eucalipti piantati dai monaci trappisti , la sacralità e la storia di questi luoghi santi emozionano e conquistano chi lo visita. Fu qui che l’Apostolo Paolo fu imprigionato e decapitato, il 29 giugno del 67. Il passato spirituale e artistico del complesso lo rende uno dei luoghi di culto più importanti e affascinanti della Capitale.
Oltrepassato il cosiddetto arco di Carlo Magno è possibile abbracciare con lo sguardo la visione d’insieme di tutti gli edifici che compongono il complesso abbaziale delle Tre Fontane: quelli propriamente monastici col chiostro e il monastero e le tre chiese: Santi Vincenzo e Anastasio; Santa Maria Scala Cœli e San Paolo, cui si arriva attraversando un breve vialetto alberato.
Arco di Carlo Magno
L’arco, la cui costruzione risale XIII secolo con esplicite funzioni di difesa, deve il nome ad un ciclo decorativo affrescato a ricordo dell’episodio della presunta donazione all’abbazia di alcune proprietà in Maremma e nell’arcipelago toscano da parte di Leone III e Carlo Magno, fatta nell’anno 805, per la miracolosa intercessione delle reliquie di Sant’Anastasio, conservate alle Tre Fontane, che contribuirono alla conquista di Ansedonia. Oggi il ciclo è andato perduto, ma la sua memoria è conservata in una riproduzione ad acquerello eseguita da Antonio Eclissi nel 1630 e custodita presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Possiamo invece ammirare le tracce di un affresco più tardo, raffigurante i quattro Evangelisti, i loro simboli e le figure della Madonna, San Benedetto, San Bernardo e altri Santi.
La chiesa abbaziale dei Santi Vincenzo ed Anastasio è rimasta praticamente intatta nelle forme originali del XII secolo, che, secondo le regole stilistiche cistercensi, si identificano in uno stile solido, severo e spoglio attraverso l’uso tipicamente
Chiesa dei Santi Vincenzo ed Anastasio- interno
lombardo del laterizio, quasi senza ricorrere a materiali di spoglio, al contrario dell’uso romano del tempo ed introducendo nel panorama romano le volte a sesto acuto fin allora quasi sconosciute in città, tanto da rappresentare uno dei monumenti più interessanti dell’architettura medioevale romana di transizione che ha avuto una notevole influenza anche nello sviluppo dell’arte gotico-cistercense in Italia.
La pianta si presenta a croce latina, con abside quadrata e cappelle laterali e si compone di tre navate coperte con volte a crociera che si affacciano sulla navata principale attraverso archi a tutto sesto. La luce filtra attraverso monofore a doppia strombatura, decorate con vetrate di epoca recente e attraverso un rosone centrale.
Affreschi chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio
Sui pilastri laterali della navata centrale sono raffigurate le figure degli Apostoli riprodotte da un lavoro in chiaroscuro eseguito da Raffaello per un salone Vaticano.
Rosone e finestre monofore
La chiesa di Santa Maria Scala Coeli, costruita da Giacomo della Porta nel 1582 su commissione del cardinale Alessandro Farnese, in laterizio e travertino, si presenta a pianta ottagonale sormontata da una cupola e da una lanterna. Nella cripta, ai lati di un altare cinquecentesco dedicato a San Zenone e ai Martiri Soldati, mandati a morte da Diocleziano dopo aver costruito le grandi terme, due finestrelle lasciano intravvedere una piccola ara pagana dedicata alla dea Dia, divinità protettrice della fertilità della terra, e un angolo dove, secondo la tradizione, venne tenuto prigioniero san Paolo prima della decapitazione.
Il nome dato alla Chiesa, la più piccola delle tre presenti nel complesso abbaziale, è legato alla tradizione secondo la quale proprio in questo luogo, il fondatore dei Cistercensi, San Bernardo Chiaravalle, mentre stava celebrando una messa per i defunti, alla presenza di papa Innocenzo II nel 1138, avrebbe avuto la visione di una scala attraverso cui gli Angeli conducevano verso il Cielo le anime liberate dal Purgatorio.
Cupola ottagonale – Santa Maria Scala Coeli
Dopo un breve viale alberato, lungo il quale è conservato un tratto dell’antico basolato romano, si giunge alla chiesa dedicata al martirio di San Paolo, il vero cuore spirituale dell’intero complesso abbaziale, come attestato da una grande targa marmorea posta sull’architrave della facciata esterna, che recita: «Luogo del martirio di San Paolo dove tre fonti sgorgarono miracolosamente».
Tratto di basolato romano e facciata della chiesa di San Paolo
Nel 1599 venne abbattuta l’antichissima costruzione preesistente e al suo posto edificata l’attuale, su commissione dal cardinale Pietro Aldobrandini, da Giacomo della Porta con l’esterno e la facciata costituiti da un’elegante alternanza di mattoni e di travertino in cui spiccano le statue di San Pietro e di San Paolo, realizzate dal “Franciosino”.
Mosaico romano
All’interno, superato il vestibolo, si accede alla navata centrale, trasversale rispetto all’ingresso, sul cui pavimento è stato posto un mosaico risalente al II sec. d.C. dedicato alle quattro stagioni, ritrovato a Ostia Antica nei pressi del Mitreo del Palazzo Imperiale e donato alla chiesa da papa Pio IX. Gli altari delle cappelle laterali sono sormontati da due dipinti; quello dedicato a San Pietro, raffigura la copia della “Crocifissione” di Guido Reni il cui originale è conservato nella Pinacoteca Vaticana, mentre quello dedicato a San Paolo è sormontato dalla pala della Decapitazione, opera del bolognese Bartolomeo Passarotti.
Tronco di colonna del martirio di San Paolo
Sulla sinistra dell’altare di San Paolo, dietro una grata, si trova la colonna tronca dove la tradizione vuole sia stato legato l’Apostolo durante il martirio.
Secondo un’antichissima tradizione, il 29 giugno 67 qui fu condotto l’Apostolo Paolo per esservi decapitato e la sua testa, decollata, rimbalzò a terra tre volte, facendo sgorgare miracolosamente, nei tre punti di contatto col terreno, altrettante fonti d’acqua in corrispondenza delle quali sono state edificate le “Tre
Le tre fontane
Fontane” allineate lungo la parete della navata, a uguale distanza l’una dall’altra ma a diverso livello dal pavimento, a testimonianza dell’antica pendenza del terreno. Le fonti, chiuse dal 1950, sono sormontate da tabernacoli concepiti dal della Porta all’interno di colonne di marmo nero di Chio, che sorreggono timpani ad arco con catino di marmo e sovrastate dallo stemma della famiglia Aldobrandini.
Prima di lasciare questo luogo di incanto naturale, artistico e mistico, non bisogna dimenticare una visita al laboratorio dei frati Trappisti che mettono in vendita i loro famosi prodotti provenienti dalle varie abbazie, delizia per il palato e per l’anima.