I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori

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Roma, Villa Caffarelli, fino al 29 giugno 2021

Non appena saranno riaperti i musei, allo scattare della “zona gialla”, c’è un appuntamento da non mancare assolutamente nella Capitale: la mostra sui Capolavori della collezione Torlonia, la più importante collezione privata d’arte antica al mondo, allestita per la prima volta a Villa Caffarelli, la rinnovata sede espositiva dei Musei Capitolini a cura di Carlo Gasparri con la collaborazione scientifica di Salvatore Settis.

La mostra propone una selezione di 92 opere fra le 620 di cui si compone l’intera collezione Torlonia, derivante in parte da scavi archeologici e in parte dall’acquisizione di collezioni più antiche. L’allestimento museale è concepito in 5 sezioni secondo un percorso a ritroso nel tempo, per concludersi nella maestosa sala dell’Esedra del Marco Aurelio, dove il visitatore ha la possibilità di ammirare per la prima volta raccolti insieme tutti i bronzi antichi, provenienti dal Laterano, donati da Sisto IV al Popolo Romano nel 1471, a costituire il primo nucleo dei Musei Capitolini, il museo pubblico più antico del mondo.

Tazza con Fatiche di Ercole – particolare interno

L’intero percorso intende rievocare il Museo Torlonia, fondato dal Principe Alessandro Torlonia nel 1875, la cui sede espositiva, in via della Lungara fu concepita secondo una struttura ben definita dove l’allestimento degli spazi intendeva conferire rigoroso ordine ai numerosi marmi presenti, proponendo una divisione tematica delle opere, provenienti in gran parte dall’acquisizione delle collezioni Albani, Giustiniani e Cavaceppi. e da scavi condotti nelle proprietà della famiglia Torlonia nei dintorni di Roma: le tenute di Roma Vecchia e della Caffarella, le Ville dei Quintili, dei Sette Bassi e di Massenzio, in Sabina, nella Tuscia, a Porto, infine anche lungo la via Appia e la Via Latina, sedi di antichi sepolcreti.

Eutidemo di Battriana

Nella prima sala ci accolgono, quindi, oltre ai 20 busti della galleria di ritratti imperiali, o ritenuti tali, esposti secondo l’ordine cronologico dei personaggi rappresentati, il famoso ritratto della Fanciulla da Vulci, il cosiddetto Eutidem

Vecchio, detto di Otricoli

o di Battriana , il Vecchio, detto di Otricoli e l’unico bronzo dell’intera raccolta, raffigurante Germanico.

 Sin da questa prima sala è evidente la caratteristica che unisce in un fil rouge l’intera collezione Torlonia: l’intensa attività di restauro e reintegro a cui sono state sottoposte le opere secondo il gusto dell’epoca, fra gli altri da Pietro e Gian Lorenzo Bernini, ma soprattutto da Bartolomeo Cavaceppi , il più illustre restauratore di marmi antichi del Settecento, la cui straordinaria raccolta, acquistata all’asta il 9 aprile 1800 da Giovanni Torlonia, padre di Alessandro, costituì il primo nucleo della Collezione . Oggi, almeno in Italia, in applicazione delle teorie sul restauro di Cesare Brandi, non è più consentito operare in queste modalità che in alcuni casi arrivano a snaturare del tutto la concezione originaria dell’opera, costruendo dei veri e propri assemblaggi, una sorta di Frankenstein, che nulla hanno a che vedere con l’originale, ma certamente questa mostra è una testimonianza fondamentale del gusto dell’epoca.

Statua-bronzea-raffigurante-Germanico-

Fra le opere esposte nella seconda sala spiccano un eccezionale rilievo votivo attico proveniente dalle pendici dell’Acropoli di Atene, probabilmente giunto a Roma nel II sec. d.C. per volere di Erode Attico e una veduta del Portus Augusti , unica per il tema  raffigurato e per i resti di policromia ancora evidenti ed il gruppo ellenistico noto con il nome moderno Invito alla danza, costituito dalle statue di un Satiro e di una Ninfa, trovate insieme nella Villa dei Sette Bassi.

 La sezione III, suddivisa fra le sale 3,4 e 5, espone alcune fra le più importanti opere appartenenti alle raccolte di Villa Albani, nei pressi di Porta Salaria, e dello Studio Cavaceppi in via del Babuino a Roma. Villa Albani fu fatta costruire dal Cardinale Alessandro

Lastra marmorea raffigurante il portus Augusti

Albani alla metà del 1700 appositamente per ospitare la sua straordinaria collezione di sculture, al cui allestimento originario partecipò il grande studioso tedesco J.J. Winckelmann.

I pezzi di maggior rilievo esposti sono l’enorme Tazza con Fatiche di Ercole, databile al 50-25 a.C., proveniente dalla via Appia, in marmo pentelico con piede moderno in granito orientale e base in marmo africano e il cosiddetto Nilo Barberini-Albani, rinvenuto in località Acquatraversa nel 1633, databile a circa il 70-100 d.C., in marmo bigio morato.

Tazza-con-Fatiche-di-Ercole

Nella sala 5 spiccano la Statua di Ulisse sotto il montone, della seconda metà del I sec. d.C. in marmo lunense e il Gruppo di Guerrieri , in uno dei quali è riconoscibile la firma dell’autore Philoumenos, databile al I sec. d.C., in marmo pentelico con integrazioni in marmo lunense e base moderna in bardiglio.

Statua di Ercole con pelle di leone e pomi delle Esperidi – pastiche

Proseguendo lungo il percorso, troviamo la sezione IV, suddivisa fra le sale 6,7,8 e 9, dove sono esposti pezzi della collezione di antichità del marchese Vincenzo Giustiniani, raffinatissimo collezionista, colto conoscitore e autore di importanti scritti teorici, nonché protettore, fra gli altri, di Caravaggio. La sua esposizione a Palazzo Giustiniani, oggi sede della Presidenza del Senato, era allestita secondo studiate simmetrie e facendo ricorso a restauri eleganti e ricercati, affidati ai più importanti scultori dell’epoca.

Il Satiro Ebbro – replica del tipo Ercolano

La scelta delle sculture qui raccolte rappresenta le principali inclinazioni del gusto del grande collezionista: il Satiro Ebbro, restaurato e reintegrato nel busto, fonde un frammento antico con il più puro barocco romano e la copiosa parata di ritratti si dispiega in una grande varietà di materiali e mescolanza di busti integri, restaurati e rifatti “all’antica”. La Statua di caprone, infine, fonde il corpo della fine del I sec. d.C. con la testa attribuita a Gian Lorenzo Bernini.

Statua di caprone con testa attribuita a G.L. Bernini

Infine, la sezione V offre una selezione di sculture del Museo Torlonia che risultano documentate in collezioni dei secoli XV-XVI, presentandosi così come una “collezione di collezioni”, una sorta di matrioska, in cui ogni raccolta racchiude in sé pezzi provenienti da collezioni più antiche. Il percorso museale si conclude con l’esposizione dell’imponente catalogo del Museo Torlonia del 1884, a cura di Pietro Ercole Visconti e dal nipote Carlo Ludovico, primo esempio di catalogo di sculture antiche integralmente riprodotte in fototipia.

Copia volume C.L. Visconti “I monumenti del Museo Torlonia di sculture antiche, riprodotti con la fototipia”. Roma, stab. tip. Danesi, 1884.

Dopo questa esaltante full immersion nella statuaria classica, ancora un ultimo regalo: il visitatore è catapultato nella meravigliosa Esedra del Marco Aurelio, la nuova grande aula vetrata costruita all’interno di quello che era denominato il Giardino Romano del Palazzo dei Conservatori, su progetto dall’architetto Carlo Aymonino, dove ammirare i bronzi antichi della donazione Sistina, raccolti insieme per l’occasione.

 

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