MILANO – Goffredo Palmerini intraprende un nuovo
L’autore ricorda i momenti in cui con la famiglia scappo’ in luogo aperto, dove restò sotto una tenda per oltre tre mesi. “La violenza del sisma ti toglie ogni sicurezza e ti mette nudo davanti al terrore. Passando accanto al centro storico di Paganica vidi una nube livida di polvere, le case squassate e lacerate”, continua Palmerini, la cui penna èagile, elegante, abile nelle descrizioni dei fatti, che per il lettore attento e partecipe sono scene che scorrono davanti agli occhi come in una sequenza cinematografica. Libro prezioso. L’ho letto, pensando al destino di questa città:L’Aquila, meravigliosa non solo per il suo patrimonio paesaggistico e artistico, ma anche per la gente: riservata, dignitosa, tenace, coraggiosa anche di fronte alle rovine della sua città, del suo nido, il suo guscio; sempre pronta a rimboccarsi le maniche per ricostruirne il volto.
Palmerini, che è stato amministratore comunale(consigliere, assessore, vicesindaco), conosce il gravame, il senso di responsabilità di chi ha il compito di mettere insieme i pezzi e avverte il disagio per i ritardi colpevoli o no provocati da alcuni, singoli e gruppi, sordi anche alle critiche a valanga e ripetitive, ponderate o improvvisate o azzardate dei mezzi di comunicazione. Simbolo dei dolori dell’Aquila sembra essere la cattedrale metropolitana dei santi Massimo e Giorgio, più volte distrutta e più volte rimessa in piedi: nel 1259 – ricorda l’autore – riedificata dopo l’abbattimento da parte di re Manfredi, figlio naturale poi legittimato dell’imperatore Federico II; e nel 1315, nel 1703; e nel 2009 ancora sfregiata dalle scosse e riedificata.
Palmerini non manca di ricordare lo slancio, la fatica, i sacrifici di tanti che accorsero per estrarre i morti e i vivi dalle macerie. E ii ringrazia tutti: vigili del fuoco, uomini della Protezione civile e della Croce Rossa, volontari, carabinieri, polizia di Stato, guardia di Finanza, gli italiani sparsi nel mondo, alpini… E proprio a questo corpo glorioso dedica un bel capitolo: “C’è grande attesa nella città capoluogo d’Abruzzo per il secondo raduno del Battaglione ‘L’Aquila’, l’eroico reparto che dalla sua costituzione ha visto passare tra le sue file decine di migliaia di abruzzesi e di altre regioni in guerra come in pace…”; e in tutte le altre catastrofi del Paese, come l’alluvione del Polesine nel novembre del ’51, la tragedia di Stava il 19 luglio dell’85…
Palmerini non parla soltanto del suo Abruzzo.
E’ lungo e largo anche questo viaggio di Goffredo. In ogni tappa, sia Paese sia città o borgo, scopre o rispolvera storie da esporre meticolosamente. “Italia ante Covid”, il suo libro di cui sto parlando, si nutre di queste storie, e anche di primizie. Vi si trovano protagonisti illustri, connazionali e stranieri, profili biografici, serate letterarie, celebrazioni, ogni evento a cui ha partecipato. “Ha recuperato il ritardo alla partenza il volo AZ608 per New York, modificando la
Destinazione, l’abitazione di Mario Fratti, giunto alla
Ne avrà di cose da apprendere chi si accinge a leggere “Italia ante Covid”. Incontrerà mondi forse da lui mai visti e tanti nomi di grandi e meno grandi, i loro talenti, le loro opere, le loro sgobbate, le loro delusioni e i loro traguardi. Goffredo Palmerini ha incrociato molta gente, l’ha interrogata, incalzata, ascoltata, annotando brani di vita che gli rimangono intatti nella memoria. Persone, che, come scrive la sua omonima nella prefazione, “sono legate da una speciale relazione, che non è quella di appartenere solo a un luogo di nascita, ma ad un luogo di valori”.
Viaggiatore instancabile, dunque, oltre che scrittore prolifico e affascinante, capace di trasmettere anche voglia di togliersi le pantofole e di mettersi a girare il globo, magari avendo lui come cicerone. A volte penso quasi con un pizzico d’invidia alla costanza, all’energia, alla “giovinezza” di questo autore dal fiuto dell’investigatore, che vola da un luogo all’altro, a Sydney, a Los Angeles, a Buenos Aires, a Detroit; a Torino, a Lecce, a Taranto, a Desenzano, a Milano, dove, tra l’altro, nel salone di un istituto di credito, presentò un altro suo libro, “L’Italia dei sogni”. E’ spinto da una curiosità insaziabile, che gli viene anche dall’essere giornalista a tutto tondo. Al suo occhio di lince nulla sfugge, e la sua penna, quando s’inoltra nell’’incantesimo del barocco tra colori e odori della Sicilia orientale, scorre più brillante e avvincente. Così quando rievoca il contributo di Paganica alla guerra di oltre cento anni fa e quando fa un reportage dal Canada o descrive il“Columbus day” di New York.
I capitoli che compongono il volume sono notevoli: gliaspetti più suggestivi del nostro Paese: l’attività delle persone impegnate nell’allestimento di manifestazioni culturali…, tutto ciò che nasce e si sviluppa lontano da noi, ovunque Goffredo vada a cercare anche gli italiani poco noti o addirittura sconosciuti, che a suo tempo hanno dovuto lasciare la terra d’origine per scappare dalla fame. “Italia ante Covid” è anche un volume da vedere per la ricchezza e la bellezza delle foto su Modica, Siracusa, Paganica…, agglomerati sfregiati dal terremoto colti dall’alto.
L’opera di Goffredo Palmerini è presentatadall’aquilana Lina Palmerini (non è imparentata con lo scrittore), giornalista parlamentare del “Sole 24 Ore” e dal 2012 autore delle note politiche quotidiane dal titolo “Politica 2.0”. Puntuale la prefazione di Benedetta Rinaldi, anche lei giornalista e conduttrice televisiva, cheintervistò Goffredo in una trasmissione molto seguita (mi pare Uno Mattina). In televisione, non soltanto sulla rete ammiraglia della Rai, Goffredo Palmerini è di casa, essendo un personaggio famoso e stimato ovunque. I libri che ha scritto non si contano. La sua memoria è un silo che trabocca.
“Italia ante Covid” di Goffredo Palmerini (OneGroup Edizioni, L’Aquila, 2020)
Lo scrittore, abruzzese di Paganica, ha visto con i propri occhi la terra tremare e le case crollare come fossero fatte di polistirolo, come le quinte d’un palcoscenico. Viaggiando, incontra personaggi di grande levatura e gente umile che, fuggita dalla fame, ha affrontato enormi sacrifici per farcela.