L’Amazzonia si estende per un’area di 7 milioni e mezzo kilometri quadrati, con una ricchissima biodiversità e 34 milioni di abitanti, di cui oltre 3 milioni appartenenti a 350 popoli originari. Questa vasta regione è condivisa da nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese. Come ha affermato il climatologo e Premio Nobel per la Pace Carlos Nobre “la foresta pluviale amazzonica è il cuore biologico della Terra. Noi umani non possiamo vivere senza il cuore, allo stesso modo il pianeta, almeno il pianeta che conosciamo, non può vivere senza l’Amazzonia”. L’Amazzonia è quindi una delle parti essenziali del pianeta Terra che è la nostra Casa Comune. É divenuta un vero paradigma per la Chiesa e per il mondo, simbolo e riflesso della necessità di trasformare alcune strutture, affinchè tornino ai loro motivi originari di esistenza, fedeli al richiamo ecclesiale e civile. Era il 2015 quando venne pubblicata la “Laudato Sì”, Enciclica sulla Cura della Casa Comune scritta da Papa Francesco, ispirata al “Cantico delle Creature” di San Francesco d’Assisi. Dalla “Laudato Sì”, dall’incontro a Puerto Maldonado del 2018, insieme al Consiglio pre-sinodale e con la preziosa collaborazione della Rete Ecclesiale Panamazzonica
Il documento è composto da quattro capitoli, ognuno dei quali è dedicato ad un sogno che coincide con il tema della conversione. “Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda e preservi la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici” (Q.A., 7). Nel capitolo I (Sogno sociale) si sottolinea come sia “sempre possibile superare le diverse mentalità coloniali per costruire reti di solidarietà e di sviluppo e si ricordano le parole di Giovanni Paolo II nella Giornata Mondiale della Pace 1998: “La sfida è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione”(Q.A., 17). Papa Francesco chiede perdono, come già fece in Bolivia nel 2015, “non solo per le offese della Chiesa stessa, ma per i crimini contro i popoli indigeni durante la cosiddetta conquista dell’America, e per gli atroci crimini che seguirono attraverso tutta la storia dell’Amazzonia. Ringrazio i membri dei popoli originari e dico loro nuovamente: Voi con la vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza […]. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a noi tutti: avere cura della Casa Comune”(Q.A. Cap. I, 19). Nel capitolo II (Sogno culturale) ricorda che il senso della migliore opera educativa è “coltivare senza sradicare; far crescere senza indebolire l’identità; promuovere senza invadere. Come ci sono potenzialità nella natura che potrebbero andare perdute per sempre, lo stesso può succedere con culture portatrici di un messaggio ancora non ascoltato e che oggi si trovano minacciate come non mai.” (Q.A. 28). Nel capitolo III (Sogno ecologico) sottolinea che nella regione panamazzonica si comprendono ancor meglio le parole di Benedetto XVI pronunciate durante la Giornata Mondiale della Pace 2007: “Accanto all’ecologia della natura c’è un’ecologia che potremmo dire umana, la quale a sua volta richiede un’ecologia sociale. Ciò comporta che l’umanità […] debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l’ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l’ecologia umana”. E Papa Francesco continua: “L’insistenza sul fatto che tutto è connesso vale in modo speciale per un territorio come l’Amazzonia. Se la cura delle persone e la cura degli ecosistemi sono inseparabili, ciò diventa particolarmente significativo lì dove la foresta non è una risorsa da sfruttare, ma è un essere, o vari esseri con i quali relazionarsi. La saggezza dei popoli originari dell’Amazzonia ispira cura e rispetto per il creato, con una chiara consapevolezza dei suoi limiti, proibendone l’abuso. Abusare della natura significa abusare degli antenati, dei fratelli e delle sorelle, della creazione e del Creatore, ipotecando il futuro.” (Q.A., 41-42). Nel capitolo IV (Sogno ecclesiale) ricorda che il cammino della Chiesa in America Latina ha avuto espressioni privilegiate nella Conferenza di Vescovi a Medellín (1968), a Santarem (1972), a Puebla (1979), Santo Domingo (1992) e Aparecida (2007), ma “la strada prosegue e il compito missionario, se vuole sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico, deve crescere in una cultura dell’incontro verso una pluriforme armonia” (Q.A., 61). Invita dunque ad approfondire lo sguardo nel processo di inculturazione poichè “un mito carico di senso spirituale può essere valorizzato e non sempre considerato un errore pagano. […] Un vero missionario cerca di scoprire quali legittime aspirazioni passano attraverso le manifestazioni religiose a volte imperfette, parziali o sbagliate, e cerca di rispondere a partire da una spiritualità inculturata”(Q.A, 79). Ma “le sfide dell’Amazzonia esigono dalla Chiesa di realizzare una presenza capillare che è possibile solo attraverso un incisivo protagonismo dei laici” (Q.A., 94) e delle donne “che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche. […] Per secoli le donne hanno tenuto in piedi la Chiesa in quei luoghi con ammirevole dedizione e fede ardente. Loro stesse, nel Sinodo, hanno commosso tutti noi con la loro testimonianza.” (Q.A., 103).
I quattro sogni devono essere visti in forma correlata, come ha affermato P.e Adelson Araujo, teologo e docente alla Pontificia Università Gregoriana, “perchè anche nei sogni tutto è interconnesso. In ogni sogno condiviso dal Papa è possibile riconoscere il richiamo alla conversione che i padri sinodali hanno formulato nel documento finale del Sinodo tanto che nel suo sogno sociale vediamo il richiamo alla conversione integrale, nel suo sogno culturale vediamo il richiamo alla conversione culturale, nel suo sogno ecologico siamo chiamatiad una conversione ecologica e nel suo sogno ecclesiale sono presenti gli elementi di una conversione pastorale e sinodale”. Papa Francesco pone il suo infinito Amore, come valore cristiano, in un luogo-simbolo dimenticato dal mondo e da lì apre a tutta la realtà. “Querida Amazonía” ci invita a riprendere temi che riguardano anche altre regioni della Terra, ci invita ad un nostro impegno sia come persone di buona volontà che come battezzati. É quindi giunto un tempo speciale, un tempo di Kairos, il tempo di ascoltare il Grido senza separare l’approccio ecologico da quello sociale. Benché l’Amazzonia si trovi di fronte a un disastro ecologico, occorre rilevare che “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il Grido della Terra quanto il Grido dei Poveri. Non ci serve un conservazionismo che si preoccupa del bioma, ma ignora i popoli amazzonici. Il sogno è quello di un’Amazzonia che integri e promuova tutti i suoi abitanti perché possano consolidare un buon vivere. “(Q.A., Cap. I, 8). Nell’Esortazione per ben sette volte risuona l’invito alla Contemplazione e allo “sguardo estetico” imparando proprio dai popoli originari ad assumere uno sguardo che non consideri l’Amazzonia solo un caso da analizzare o un tema sul quale impegnarsi. “Possiamo sentirci intimamente uniti a essa e non solo difenderla, e allora diventerà nostra come una madre. Per queste ragioni, noi credenti troviamo nell’Amazzonia un luogo teologico, uno spazio dove Dio stesso si manifesta e chiama i suoi figli”(Q.A. Cap. III, 55). Questo sguardo può scaturire solo dal coraggio dell’Amore che è anche quello della Speranza per il più grande lavoro di Dio, con il quale stare nell’immensa complessità delle nostre tante “amazzonie”, perchè come i popoli originari non possono vivere senza la foresta e il fiume, tutti noi non possiamo vivere senza la cura del Creato poichè da esso dipende il nostro stesso respiro. Papa Francesco non annuncia decisioni e lascia lo sviluppo delle idee esposte al “Cammino Sinodale” che non termina nè con il Documento finale del Sinodo, nè con la pubblicazione della Esortazione Apostolica. Di quest’ultima vorremmo evidenziarne anche il lato poetico scandito da sedici brevi testi di letterati dell’America del Sud, i cui versi risplendono alti e si fanno Speranza: Del fiume fa’ il tuo sangue […].Poi piantati, / germoglia e cresci / che la tua radice / si aggrappi alla terra / perpetuamente / e alla fine / sii canoa, / scialuppa, zattera,/ suolo, giara, / stalla e uomo. (Javier Yglesias- Q.A., Cap. II, 31).