Le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano, dal 18 marzo al 30 luglio 2023, a Palazzo Barberini, la mostra L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini a cura di Maurizia Cicconi, Flaminia Gennari Santori, Sebastian Schütze.
Dal 18 marzo al 30 luglio 2023, Palazzo Barberini ospita la mostra L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini, in occasione del quattrocentesimo anniversario dell’elezione di Maffeo Barberini al soglio pontificio col nome di Urbano VIII, avvenuta il 6 agosto del 1623.
La mostra celebra il profilo culturale e politico del pontificato più lungo del XVII sec, con l’obiettivo di illustrare le modalità con le quali Urbano VIII utilizzò lo strumento dell’egemonia culturale attraverso le immagini, in funzione dell’azione politica e di governo, riuscendo anche a incidere in maniera straordinaria sul pensiero filosofico, sul sapere scientifico e sulle arti.
Sono eccezionalmente riunite in mostra più di 80 opere provenienti dalla collezione permanente del museo e da oltre 40 tra istituzioni museali e collezioni private italiane e internazionali, poiché, come molte altre grandi collezioni, anche quella Barberini è andata dispersa nei secoli e i suoi capolavori sono attualmente conservati nei principali musei del mondo, dal British Museum, la National Gallery, il Victoria and Albert Museum di Londra al Prado di Madrid, dalLouvre al Metropolitan Museum of Art di New York e il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, fra gli altri.
Il percorso si articola in dodici sezioni, procedendo dallo Spazio Mostre al piano terra agli spazi più emblematici del museo, come le sale monumentali del piano nobile: il Salone Pietro da Cortona, la Sala Marmi, la Sala del Trono, la Sala Paesaggi e alcune sale della collezione permanente.
Maffeo Vincenzo Barberini nasce a Barberino Val d’Elsa il 5 aprile 1568, da una ricca famiglia di mercanti di lana e tessuti e, sin da giovanissimo, si trasferisce presso lo zio Francesco, protonotaro apostolico a Roma, dove studia nel Collegio dei Gesuiti, laureandosi in legge e intraprendendo una rapidissima carriera nella Curia che lo porta a ottenere la porpora cardinalizia a soli 38 anni e a essere eletto papa a 52.
Grande cultore della letteratura classica, fu autore di versi in latino e in greco, ma soprattutto fu grande mecenate di artisti e amante delle arti e della scienza, amico personale di Galileo Galilei, che aveva salutato la sua elezione al soglio pontificio come “una mirabil congiuntura”.
Al fine di riaffermare il ruolo universale della Chiesa, messo a dura prova dallo scisma protestante, e di affermare il prestigio suo e della sua famiglia, Urbano VIII attuò una sofisticatissima opera di propaganda e di autorappresentazione attraverso opere d’arte e letterarie e attraverso il sostegno alla ricerca e alcollezionismo scientifico e antiquario, molto in voga al tempo.
Urbano VIII diede prova di grande capacità comunicativa e sofisticato talento pubblicitario, eseguendo, appena ordinato cardinale, la sostituzione dallo stemma di famiglia dei tafani con le più eleganti e operose api, metafora di un sistema sociale ideale, di cui la città si riempì abbondantemente. Fece inoltre venire a Roma i suoi nipoti Francesco, il cardinal nepote, avviato a sua volta a una brillante carriera ecclesiastica,Antonio, anch’egli cardinale e Taddeo, a cui affidò il compito di conquistare la nobiltà dinastica attraverso il matrimonio con la principessa Anna Colonna, esponente della più antica famiglia nobiliare romana.
Palazzo Barberini, Roma
Maffeo, erede di una immensa fortuna accumulata dallo zio protonotaro attraverso la compravendita degli uffici vicariali, decide di costruire un palazzo che fosse al tempo sfarzosa dimora per la famiglia papale e palcoscenico delle sue passioni culturali. Nasce così il meraviglioso palazzo alle Quattro Fontane, affidato a Carlo Maderno, che elabora una proposta eclettica e innovativa, una novità assoluta nel panorama dell’architettura romana,vero e proprio prototipo del palazzo barocco, dove vengono coinvolti artisti come Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Pietro da Cortona, Andrea Sacchi, Tommaso Campanella e Francesco Bracciolini. Il salone di rappresentanza costituisce senz’altro la principale innovazione: di enormi dimensioni e accessibile sia dalla scala a pozzo quadrato, progettata dal Bernini, da un lato, sia dalla straordinaria scala elicoidale a pianta ovale, probabilmente disegnata da Francesco Borromini dall’altro, Pietro da Cortona ne affresca il soffitto con il superbo Trionfo della Divina Provvidenza, fondendo magistralmente, nel vorticoso sfondato della volta, temi epici e storia nella celebrazione dell’elezione di Urbano VIII come la vittoria della Virtù sui vizi.
Trionfo della Divina Provvidenza, Pitro da Cortona, Palazzo Barberini
Pur non abitandovi regolarmente, la famiglia Barberini utilizzava il nuovo palazzo per sontuosi ricevimenti e spettacoli rappresentati nel grande teatro costruito in corrispondenza dell’attuale via Bissolati, ma anche per udienze politiche e cenacoli culturali, essendo dotato di una straordinaria biblioteca e una vastissima raccolta di preziose e raffinate opere d’arte. Un minuzioso inventario dei beni redatto nel 1644, elenca, oltre a un leone e un telescopio, 575 dipinti, 255 sculture, innumerevoli arazzi, molti dei quali provenienti dalla fabbrica di famiglia, argenterie, cristalli e mobili.
La Fornarina, Raffello Sanzio, Palazzo Barberini
Il lungo pontificato di Urbano VIII, a causa sia delle sempre più ingenti tasse necessarie per finanziare la magnificenza della famiglia e le numerose guerre pontificie sia dello spregiudicato nepotismo, determinò un diffuso malcontento nel popolo, stigmatizzato nella celeberrima ironica pasquinata composta nell’autunno del 1625 in seguito all’asportazione della trabeazione bronzea del portico del Pantheon per costruire i cannoni di Castel Sant’Angelo e il baldacchino di San Pietro: “quod non fecerunt Barbari, feceruntBarberini”.
Chiodo della trabeazione del Pantheon
Del resto nulla sintetizza in modo più efficace la reazione del popolo romano alla morte del cosiddetto “papa gabella”, come le parole dell’erudito belga Theodor Ameyden : “il papa morì all’undici et un quarto et alle dodici non c’era più statua”, alludendo alla furia iconoclasta confronti della statua in gesso del pontefice al Collegio Romano, distrutta a furor di popolo.
La mostra a Palazzo Barberini costituisce una ghiotta occasione per approfondire l’affascinante storia di una delle più potenti famiglie romane, immergendosi nel suo palazzo di famiglia, considerato l’incubatore del Barocco e al contempo godere la bellezza ineguagliabile di capolavori come la Fornarina di Raffello, citata negli inventari di famiglia a partire dal 1642 e ancora facente parte della collezione permanente del museo, il busto “parlante” di Urbano VIII di Gian Lorenzo Bernini che ne coglie in maniera magistrale il tratto umano e intimistico, Il sacrificio di Isacco di Caravaggio, in prestito dagli Uffizi, La strage dei Niobidi e Il riposo di Diana, le due grandi tele appena restaurate di Andrea Camassei uno dei maggiori e più assidui interpreti delle strategie mecenatistiche della famiglia, e molte altre imperdibili opere, molte delle quali provenienti da molto lontano.
Urbano VIII, Gian Lorenzo Bernini
Inoltre, il Servizio educativo del museo propone un programma di visite guidate e laboratori e organizza quattro percorsi guidati in città alla scoperta dei luoghi che furono teatro di opere di costruzione, restauro e risistemazione volute da Urbano VIII; inoltre, in occasione della Festa della Musica, il prossimo 21 giugno 2023, è in programma un concerto di musica barocca, con ingresso incluso nel costo del biglietto.
INFO
Gallerie Nazionali Barberini Corsini, Palazzo Barberini
Via Delle Quattro Fontane, 13, Roma
Dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00