Home In Evidenza Amianto: Condannati gli alti ufficiali della Marina Militare. Depositate le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Venezia

Amianto: Condannati gli alti ufficiali della Marina Militare. Depositate le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Venezia

Redazione

Venezia, 29 dicembre 2022 – La III sezione penale della Corte di Appello di Venezia ha depositato le motivazioni della sentenza n. 2512/2022 sulla condanna degli alti ufficiali della Marina Militare che hanno provocato la morte di decine e decine di militari, personale civile, e di impiegati nelle unità navali e a terra.

In primo grado, il Tribunale di Padova aveva assolto tutti gli imputati, assumendo l’incertezza della diagnosi e del nesso causale, e ancora scusando il comportamento degli ufficiali e responsabili per presunta carenza dei fondi per la bonifica, un vero e proprio colpo di spugna non condiviso sia dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che dallo stesso Procuratore Generale di Venezia, Federico Prato, che hannoimpugnato l’assoluzione.  Il giudizio si è celebrato presso la Corte di Appello di Venezia con il rinnovo dell’istruttoria dibattimentale, con una c.d. Super Perizia che ha smascherato la Marina Militarerispetto alle precise responsabilitàlegate alla vera e propria epidemia di malattie asbesto correlate. Nel giugno 2022 viene quindi disposta la condanna gli ex ammiragli della Marina Militare per la presenza di amianto sulle navi. Fondamentale è risultata poi la perizia che il giudice di primo grado ha negato. Il collegio per questo ha nominato Dario Consonni e Bruno Murer, massimi esperti della materia che, nella loro relazione, hanno evidenziato le errate conclusioni cui era pervenuto il primo giudice ritenendo che soltanto tre parti lese fossero decedute a causa di mesotelioma.

Il Presidente ONA, legale dei familiari del maresciallo Tommaso Caserta – che in Marina Militare era stato infermiere, successivamente anche insignito della Croce d’Argento, del motorista navale e ufficiale di sala macchine, Francesco Paolo Sorgente, e dell’elettricista Giovanni Gallo, è riuscito, insieme agli altri legali di parte civile, a scardinare il primo giudizio, in primo luogo perché basato su un dubbio relativo al nesso causale tra amianto e malattia, insinuato dalla teoria del Prof. Pira, che non ha alcuna specializzazione in anatomopatologia, utilizzata “per pervenire alla pronuncia assolutoria, senza verificare che le sue tesi fossero condivise dalla comunità scientifica e senza accertare il grado di indipendenza dell’esperto”. Nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Appello si legge che: “il campione indicato è francamente esiguo, l’analisi non ha alle spalle uno studio più analitico, né un caso controllo, né una coorte. Prova solo che non vi è una dose soglia in grado di assicurare l’assoluta certezza del rischio, ma questo è un dato pacifico in letteratura”. Viene sottolineato, inoltre che: “se il mesotelioma fosse veramente dose indipendente, la curva storica della sua incidenza sarebbe stata pressocché piatta. Invece la stessa si è impennata proprio in funzione del progressivo utilizzo dell’amianto nei diversi comparti produttivi, a partire dalla cantieristica navale”.

Altro errore del giudice di primo grado, sempre secondo i giudici di Appello, è l’assoluzione degli imputati perché non avrebbero avuto il denaro necessario per le bonifiche. In realtà, fa presente il collegio: “piuttosto la loro responsabilità starebbe nella mancata informazione dei rischi, nel mancato utilizzo dei dispositivi di protezione e di misure volte a limitare le esposizioni. Tutti comportamenti che potevano essere attuati a costo zero e che erano un esatto dovere dei responsabili”. I ritardi dei vertici della Marina Militare sono palesi se si pensa che il primo opuscolo informativo sull’amianto è stato stampato e diffuso nel 2007, quando quella inglese lo aveva predisposto già dal 1970, e quella americana l’aveva distribuito sin dal 1943. “Sapevano – sottolinea il collegio – della pericolosità dell’asbesto ed erano già a disposizione dispositivi di protezione quali mascherine e sistemi di aereazione mai utilizzati”. Per tutti questi motivi, ricordiamo, Agostino di Donna è stato condannato a 2 anni di reclusione, Angelo Mariani e Guido Venturoni alla pena di 1 anno e 6 mesi, e Sergio Natalicchio a 1 anno di reclusione. Tutti, in solido al responsabile civile Ministero della Difesa, sono stati condannati al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite, e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 50mila euro ad erede. L’Osservatorio Nazionale Amianto, già da tempo, ha costituito il dipartimento di assistenza di tutte queste vittime e dei loro familiari, perché ottengano la equiparazione a vittime del dovere. Questi diritti si sommano a quelli al risarcimento del danno. Tutte le vittime, e i loro familiari, possono rivolgersi all’Ona (https://www.osservatorioamianto.it/vittime-del-dovere/)

Photocover : il maresciallo Tommaso Caserta,  vittima dell’amianto.

 

You may also like