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Sanità: vita medici in corsia peggiorata, faticosa e mal retribuita, survey Anaao

Agenzia Adnkronos

Roma, 28 giu. (Adnkronos Salute) – “Faticosa, peggiorata e mal retribuita”. Descrivono così la loro vita in corsia i medici ospedalieri italiani, in una survey condotta dal sindacato dei medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, presentata in occasione del 25esimo congresso nazionale dell’associazione, in corso a Napoli. Condizioni di lavoro che, per il sindacato, necessitano di “soluzioni non più rinviabili che i professionisti chiedono da tempo per non abbandonare la sanità pubblica”.Su 3.282 risposte, equamente distribuite tra uomini e donne, il 69% – riferisce Anaao – ha definito la professione faticosa e per il 75% è peggiorata negli ultimi 10 anni. A rendere impossibile la vita in corsia è l’aumento dei carichi di lavoro sia per carenze di personale che organizzative denunciato dal 77% degli intervistati. Altrettanti lamentano una retribuzione insoddisfacente soprattutto nei confronti dell’impegno richiesto, un malessere amplificato dalla difficoltà di crescita professionale e prospettive di carriera. E nonostante la trattativa contrattuale non faccia differenze di genere, le disparità sulla retribuzione, tra medici uomini e medici donne, sono purtroppo realtà. Né consola il riconoscimento professionale che per il 77% degli intervistati è inesistente così come la valorizzazione della professione.Da qui una road map necessaria – secondo Anaao Assomed – a migliorare le condizioni di lavoro, che comprenda: la limitazione del burn-out prevedendo una rotazione dei dipendenti che lavorano in reparti ad alto rischio di stress; una ridefinizione dei carichi di lavoro, l’incentivazione delle retribuzioni defiscalizzando alcune voci accessorie; la valorizzazione della leadership femminile e la previsione di strumenti contrattuali per facilitare l’assistenza a figli e parenti.L’Anaao Assomed, dall’assise di Napoli, fa dunque appello alla politica e alle istituzioni affinché migliorare le condizioni di lavoro negli ospedali pubblici diventi l’obiettivo prioritario a breve termine. La faticosa organizzazione del lavoro, l’elevatissimo numero di ore di lavoro straordinario e di ferie non pagate e la scarsa retribuzione gravano sulle condizioni psico-fisiche dei professionisti – prosegue il sindacato – che si trovano a dover rinunciare anche alla formazione e all’aggiornamento per mancanza di tempo. E mentre la pandemia da SarS-Cov2 sta lentamente riducendo il peso sulle strutture sanitarie, non si arresta il peggioramento delle condizioni di lavoro su cui grava anche la mole di prestazioni arretrate.È prioritario tutelare oggi gli operatori sanitari per tutelare gli utenti stessi. Come sempre, siamo a ribadire, che la conservazione della salute – conclude il sindacato – è più facile della cura della malattia.

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