Tutta colpa dell’ “MC1R”. Non stiamo parlando di un nuovo missile supersonico, né del nome in codice di un fantomatico agente del KGB uscito dalla penna di Ian Fleming ma di un gene, un gene antichissimo, appartenente addirittura all’uomo di Neanderthal, dal quale l’uomo moderno sembra abbia ereditato una piccola parte del dna responsabile della misteriosa, affascinante, quanto controversa chioma rossa.
Già, perché se è vero che il Rosso è il colore della passione e dell’amore è di contro simbolo di irascibilità, imprevedibilità, menzogna, inaffidabilità. Per non parlare degli appetiti sessuali incontenibili e dell’attrazione per il demoniaco, la stregoneria e il vampirismo. Tutte peculiarità sgradevoli che la saggezza popolare, ma non solo, ha da sempre affibbiato ai fulvi. E i detti e i proverbi sul “rosso malpelo” sono tanti e provengono da ogni regione… “Rosso de mal pel,cento diavoli per cavel”- per citarne uno.
Quanto c’è di vero nella pessima fama che come un’ombra grava sui capelli rossi?
Giorgio Podestà autore del volume “Breve Storia dei capelli rossi” edito da Graphe.it di Roberto Russo (collana della saggistica in pillole “Parva”) indaga sulle origini del rutilismo, sulla sua diffusione nel mondo e soprattutto sulle cause della cattiva nomea che da sempre accompagna “i rossi di pelo”.
L’autore conduce il lettore in una piacevolissima passeggiata nei secoli, nella letteratura e nell’arte alla ricerca di ogni “ pel di carota”. Spesso anche la storia si intreccia alla leggenda a riprova che il gene “rosso” ha sempre avuto una pessima reputazione: non a caso il più grande traditore di tutti i tempi, Giuda, è legato a doppio filo alla tradizione iconografica che lo rappresenta come rosso. Spiccano tra i fulvi i Germani e i Galli, la cui spietatezza era direttamente proporzionale alle loro caratteristiche geniche: occhi chiari, barba e capelli fulvi, altezza imponente: tant’è che lo storico Svetonio ci rivela come l’imprevedibile Caligola, costringesse i prigionieri più aitanti a farsi crescere e tingersi i capelli di rosso per impressionare maggiormente le folle e farli apparire più pericolosi e convincenti. Nel saggio di Podestà scorrono tanti personaggi di grande fascino che hanno fatto del loro colore di capelli e della loro diversità una connotazione di stile unica. Basti pensare alla rossa Elisabetta Tudor, sovrana illuminata che regalo’ all’Inghilterra un lungo periodo di splendore e influenzò con le sue chiome la moda e lo stile dell’epoca. Per tornare al nostro millennio, epoca che segna la riscossa e la rivalsa dei rossi, alla conturbante Rita Haworth, o per rimanere nei confini nazionali a Rita Pavone, a Milva la pantera di Goro, e a molti altri: il volume presenta un’appendice con l’elenco di tutti i “rossi di pelo” più famosi di tutti i tempi. Ed è una lista davvero esaustiva e curiosa, con tanti nomi che appartengono al mondo dell’arte, della letteratura e della scienza, della moda e dello spettacolo. A riprova che la pessima fama dei rossi non è che il frutto del pregiudizio e della diffidenza che contraddistingue l’uomo di ogni tempo verso tutto ciò’ che è diverso e poco conosciuto.
Giorgio Podestà
Giorgio Podestà, nato in Emilia, si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore (tra gli scrittori tradotti in lingua inglese anche il Premio Strega Ferdinando Camon). Appassionato di letteratura
taliana, inglese e americana del secolo scorso, ha sempre scritto poesie, annotandole su quadernini che conserva gelosamente. Con Graphe.it edizioni ha pubblicato la raccolta poetica “E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo” https://www.graphe.it/