Serata scandita da conferme ma anche tante sorprese quella che si è svolta tra la notte di domenica e lunedì al Dolby Theatre di Los Angeles, per la consegna degli oscar.

Un’edizione segnata più che mai dai temi della diversità, con un gran numero di nomination per storie e protagonisti afroamericani Ha dato il via alla serata l ’applauditissima esibizione dei Queen dedicata a Freddy Mercury. Un omaggio al celebre artista non casuale, visto che Bohemian Rapsody, il film che racconta la vita del grande frontman dei Queen , era tra i candidati, ed è stato il film a ricevere il maggior numero di statuette, ben 4: miglior attore protagonista a Rami Malek, miglior montaggio a John Ottman, Sound Mixing a Paul Massey, Tim Cavagin e John Casali, e miglior sonoro a John Warhurst e Nina Hartstone. Rami Malek ha vinto la non facile sfida di dare un volto a Freddy Mercury senza rimanere intrappolato nel suo personaggio. Salito sul palco l’attore ha ringraziato la famiglia, i Queen e ha ricordato le sue origini egiziane: “Abbiamo bisogno di più storie come questa”.

Ad aggiudicarsi la statuetta come miglior film è Green Book di Peter Farrelly. La pellicola racconta la storia vera dell’amicizia, nata nel 1962, fra un virtuoso afroamericano del pianoforte, Don Shirley (Ali) e il buttafuori italo americano Tony Vallelonga (Viggo Mortensen), ingaggiato dal musicista per fargli da autista e ‘risolviguai’ durante un tour negli Stati Usa del sud, dove il razzismo era ancora profondamente radicato. “Amore l’ uno per l’altro a dispetto delle differenze: è questo il messaggio del film ”ha detto il regista Peter Farrelly- “ non ci sarebbe stato questo film senza amore, senza Viggo Mortensen e senza Marsala Ali”. Il regista poi ha ringraziato la sorella “mancata prima di iniziare le riprese ma sempre al mio fianco”. Una vittoria che ha suscitato il disappunto di Spike Lee, il quale, visibilmente infastidito per la vittoria di Green Book, ha cercato di uscire dalla sala dopo l’annuncio. Il suo BlacKkKlansman nominato nella stessa categoria ha invece vinto l’Oscar solo per la miglior sceneggiatura non originale.
Alfonso Cuarón ha invece ricevuto gli Oscar alla regia e alla fotografia per Roma.

Per la quinta volta in sei anni, l’Oscar per la regia è stato dato a un regista messicano. “Roma” è stato anche premiato come miglior film straniero. Il film racconta la storia della domestica di famiglia nell’infanzia del regista messicano, a Mexico City: “Sono cresciuto vedendo film stranieri – ha detto il regista messicano. “Siamo tutti parte della stessa emozione, tutti parte dello stesso oceano”, ha detto.
L’Oscar per la miglior attrice non protagonista è andato a Regina King, che ha recitato in Se la strada potesse parlare.

Dopo essersi esibita con Bradley Cooper in un duetto emozionante che ha messo in evidenza la grande intesa fra la pop star e Cooper, Lady Gaga vince l’Oscar per la migliore canzone con Shallow, brano tratto dalla colonna sonora del film “A star is born” diretto da Bradley Cooper, di cui è stata anche attrice protagonista.
La popstar ha ringraziato “ogni singola persona presente in sala”, dai co-autori alla famiglia, presente alla serata. Poi, rivolgendosi a Bradley Cooper, ha detto: “Non c’è una sola persona sul pianeta che avrebbe potuto cantare questa canzone con me, tranne te. Grazie per aver creduto in noi”.
Lady Gaga, tra le lacrime, ha tenuto un discorso molto toccante, parlando dei sacrifici fatti per questo progetto e dell’importanza di inseguire i propri sogni con coraggio e determinazione, nonostante le difficoltà e gli ostacoli, rialzandosi sempre dopo ogni caduta. “Non si tratta di vincere, si tratta di non mollare. Se avete un sogno, lottate!”.

Il premio alla miglior attrice è andato a sorpresa, ad Olivia Colman per “La Favorita”, ambientato all’inizio del Settecento e diretto da Yorgos Lanthimos.
La Colman ha battuto inaspettatamente Glenn Close, che si conferma essere l’attrice con più nomination, ben 7, senza nessun Oscar.