Bari riscopre Nino Rota compositore delle indimenticabili colonne sonore di Fellini e Coppola. Un ritrovamento nell’archivio del Conservatorio ha riportato alla luce opere dimenticate, tra cui una Messa da Requiem scritta a 12 anni. Grazie a un lungo lavoro di ricostruzione, l’opera ha finalmente visto la luce al Teatro Petruzzelli. Un nuovo libro biografico ne esplora il legame con la città e l’impatto sulla musica, confermando Rota come un artista che ha saputo unire tradizione e innovazione.
Antonella La Mantia
Nino Rota è uno di quei compositori che conosci anche se non sai di conoscerlo. Le sue colonne sonore hanno segnato indelebilmente il cinema, da La dolce vita a Amarcord, fino a Il Padrino, per il quale vinse un Oscar. Ma Rota non è stato solo il compositore delle grandi pellicole, è stato anche un instancabile didatta e un pilastro della musica a Bari, dove ha vissuto e lavorato per gran parte della sua carriera.
Al secolo Giovanni Rota Rinaldi, nato a Milano nel 1911, si trasferì a Bari nel 1937 per insegnare al Conservatorio “Niccolò Piccinni”, dove la sua carriera prese slancio. Nel 1950 diventò direttore dell’istituto, ricoprendo questo ruolo fino al 1978, e contribuendo alla formazione di generazioni di musicisti che hanno arricchito la scena musicale barese.

Oltre alle suecelebri colonne sonore, Rota era un vero prodigio musicale fin dalla gioventù. A soli 12 anni scrisse una Messa da Requiem per doppio coro e organo in memoria del padre, un’opera che è stata recentemente riscoperta, aggiungendo un nuovo capitolo alla sua storia a Bari. Durante un lavoro di riordino degli archivi del Conservatorio, è emersa la partitura della composizione, mai eseguita prima. Il componimento è stato presentato in prima mondiale il 8 ottobre 2023 nella Cattedrale di Bari, un evento che ha commosso la città, sotto la direzione di Jonathan Hirsh.
Non solo la Messa da Requiem, ma anche altre composizioni fino a quel momento sconosciute sono state ritrovate nel faldone d’archivio. Nonostante manchino alcune partiture, grazie a un lungo lavoro di ricostruzione durato dieci mesi, l’opera è tornata in scena al Teatro Petruzzelli, rivelando un lato di Rota meno conosciuto, ma altrettanto affascinante e sperimentale. Questo ritrovamento ha risvegliato un interesse nuovo per la sua figura e per il suo legame con Bari, che non si è mai limitato alla sua carriera di compositore, ma anche alla sua attività di docente e mentore.

Per comprendere appieno l’eredità da lui lasciata, è uscito nel novembre 2024 il libro Nino Rota di Francesco Lombardi, che ripercorre la sua carriera e il suo impatto sul mondo della musica. Il volume esplora la sua collaborazione con registi come Fellini e Coppola, ma anche i suoi lavori più intimi, con una particolare attenzione al suo approccio didattico e alla sua capacità di fondere tradizione e innovazione. Le riflessioni contenute nel libro ci mostrano un uomo che non faceva distinzioni tra la musica “alta” e quella “bassa”, che scriveva incessantemente senza mai smettere di sperimentare.

Il legame tra il compositore e Bari è più che mai forte e tangibile. Oltre ai suoi lavori, la città ne ha celebrato la figura anche con eventi pubblici, come l’esecuzione della Cantata per baritono, coro e orchestra “Roma Capomunni”, che ha visto il coinvolgimento di orchestre e solisti locali. Bari ha anche restaurato il pianoforte a mezza coda appartenuto al compositore, simbolo di un lascito musicale che continua a vivere tra le mura del Conservatorio e nelle generazioni di musicisti che ha ispirato.

Oggi, più che mai, Bari celebra Nino Rota non solo come uno dei più grandi compositori italiani, ma come un’artista che ha saputo intrecciare la sua vita con la città, lasciando un segno indelebile nella sua storia culturale.
Le scoperte recenti, unite alla pubblicazione del libro e alle commemorazioni, ci ricordano che Rota non è solo un nome nei titoli di coda, ma un artista senza tempo, capace di emozionare e ispirare.
Chissà, tra le carte d’archivio del Conservatorio, potrebbero esserci ancora altre sorprese in attesa di essere scoperte.
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