Home Politica Il valore delle azioni e della memoria. La figura dell’on. Attilio Iozzelli

Il valore delle azioni e della memoria. La figura dell’on. Attilio Iozzelli

Francesca Maccaglia

ORTE (VT) – Cosa ne facciamo, oggi, del nostro passato inevitabilmente presente? Che tipo di presenza gli vogliamo riservare? Quante figure del passato hanno lasciato un ricordo positivo?

L’on. Attilio Iozzelli fu un grande vero lavoratore della politica, un uomo della prima Repubblica, del dopoguerra, un profilo alto di competenza.

Sabato 5 aprile la città di Orte (VT) lo ha ricordato nel trentennale dalla sua scomparsa, dapprima un omaggio presso la tomba al Cimitero comunale e subito dopo la Santa Messa in suffragio nella Parrocchia dei Santi Giuseppe e Marco di Orte Scalo. Tra le autorità presenti, il Presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, il Sindaco di Orte, Dino Primieri, la Vice Sindaca, Antonella Claudiani, il consigliere avv. Giuseppe Fraticelli. Al termine della celebrazione, nella Sala Conferenze della parrocchia, si è tenuto un incontro moderato dal giornalista Stefano Stefanini, con le autorità, gli amici e i cittadini che lo avevano conosciuto e la rilettura delle pagine scritte da Attilio Iozzelli negli anni decisivi della rinascita democratica dell’Italia.

Questo articolo non è della mia personale memoria, ma di chi ha una certa età, e, vuole essere una perorazione allo studio della nostra storia politica, che è storia anche di brillanti personalità, un’esortazione a riscoprire queste figure che noi abbiamo dimenticato, a riscoprire la storia, che non è una storia solo negativa, ma anche positiva.

L’on. Attilio Iozzelli, nato a Roma il 22 marzo 1926, visse ad Orte dove si formò negli ideali cristiani sotto la guida spirituale di padre Geremia Subiaco, fondatore e primo parroco della Chiesa di Orte Scalo, e come collaboratore di don Delfo Gioacchini, il quale fu docente nelle materie letterarie e storiche con l’istituzione del Liceo Scientifico di Orte, autore di testi di carattere storico-letterari, assistente della Gioventù di Azione Cattolica nel dopoguerra e fondatore del Periodico Diocesano “La Fiaccola “ 1943-1945, dove collaborarono alcune personalità, tra le quali l’on. Iozzelli.

Fu terziario francescano e Presidente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana, promuovendo e favorendo il suo inserimento nella vita della comunità e la collaborazione con il parroco.  Si laureò alla Facoltà di Lettere e Filosofia dedicandosi alcuni anni all’insegnamento e fu responsabile dell’Associazione dei Maestri Cattolici.

Diversi i ruoli di responsabilità che lo videro protagonista nella politica italiana.

Dapprima egli fu Segretario provinciale della Democrazia Cristiana, il partito di ispirazione cristiana, un partito-Stato connesso alla gestione e anche all’occupazione del potere, un partito-società, capace di ramificarsi ovunque, in tutte le periferie e le province del Paese, riuscendo a rappresentarle, e un partito unitario, ma plurale, che ha contenuto in sé anime diverse, da quelle più riformiste a quelle più conservatrici, tenute insieme dal collante del potere, ma anche dalla consapevolezza di avere delle responsabilità politiche collettive; in questo, il ruolo dell’ on. Aldo Moro è stato determinante e la sua uccisione ha segnato l’inizio della fine della DC.

Fu certamente il partito che ha consentito, favorito e accompagnato la ricostruzione dell’Italia, il passaggio da una civiltà e un’economia contadina a una industriale, ha seguito la transizione verso un’inedita società del benessere.

Nel 1953 l’on. Iozzelli fu quindi eletto in Parlamento, per il suo profuso impegno e la sua oratoria sincera, coinvolgente, vicina al popolo, dal quale fu immediatamente amato, e, negli anni seguenti, corrispose sempre alle sue candidature, nel 1958, nel 1963, 1968 e 1972 con crescenti voti personali. Egli fece parte delle Commissioni Parlamentari Giustizia, Difesa, Industria, Agricoltura, fu Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dapprima con il Presidente Mariano Rumor, e , successivamente, fu anche Sottosegretario ai Ministeri della Difesa, dell’Agricoltura ed all’Industria con il Presidente Giulio Andreotti.

Oltre ad aver attivamente partecipato alla Riforma Agraria del dopoguerra, all’on. Iozzelli si deve un particolare impegno come relatore del disegno di legge “Linee di una politica dello Sport in Italia”, nel cui ambito pronunciò un importante discorso alla Camera. Egli intese lo sport come un grande strumento educativo individuale, morale, civico e sociale, per studenti e lavoratori, con l’avvio della realizzazione di strutture sportive su tutto il territorio nazionale.

Di notevole interesse il suo discorso tenuto a Viterbo nel 1970 sul celebre lunghissimo Conclave viterbese svoltosi negli anni 1268-71, approfondendo l’etimologia  del “cum clavis”, riferita ai Cardinali chiusi dal Capitano del popolo, Raniero Gatti, in Conclave,  per la sofferta elezione del Pontefice.

Del 1971, invece, un suo intervento alla Camera di Commercio di Viterbo, nel quale si soffermò sulla necessità della realizzazione di un metanodotto nella Tuscia come presupposto dello sviluppo economico della Provincia. Infine, nel ruolo di Presidente della Cassa di Risparmio di Viterbo, sviluppò, tra le altre, una serie di iniziative volte alla promozione della cultura socio-economica e produttiva locale ed, in particolare, la cultura economica d’impresa.

Ma i cittadini di Orte, anche i miei stessi familiari e parenti che lo avevano conosciuto, ricordano soprattutto l’uomo, certamente con difetti e virtù come tutti, una persona perbene, vicina al popolo, pacata nell’eloquio.

La personalità di un buon politico, infatti, chiede di coltivare delle virtù, atteggiamenti abituali che diventano il suo stesso “modo di essere”, nella sfera della mente, del cuore e dello spirito. Coltivare l’interiorità è il primo passo per costruire la “polis”, perché l’interiorità è il luogo dove si elaborano le convinzioni che conducono alle scelte, dove si forgia la libertà e la forza di dire di “no”; coltivare l’interiorità significa esercitarsi nell’introspezione per conoscersi meglio.

Le sfide che oggi la politica deve affrontare sono alte e dipendono in grande misura dalla statura umana degli uomini politici, dunque dalle loro radici intellettuali, valoriali, etiche, spirituali e affettive. Perché se non è facile vivere insieme agli altri, ancor più difficile è l’arte che gli antichi Romani chiamavano “abitare secum”, abitare presso di sé, essere presenti a se stessi.

Se lo scopo della politica è quello di rendere ragione ai deboli e rendere forti le ragioni dei giusti, è evidente quale sia la distanza che il cristiano, oppure un uomo onesto, impegnato in politica, misura tra ciò che fa e ciò che ancora attende di essere fatto. Questa insoddisfazione, come spiegava l’illustre parlamentare, uno dei fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante nella Costituente, l’on. Aldo Moro, in qualche modo è la cifra di un conflitto solo apparente tra essere e dover essere. «Forse – aggiungeva – il destino dell’uomo non è di realizzare pienamente la giustizia, ma di avere perpetuamente della giustizia fame e sete (Mt 5) che è pur sempre un grande destino».

 

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