Una farsa da circo
Pierfranco Bruni
Ho assistito a quasi tutto il dibattito di oggi in Parlamento. In presa diretta. Credo che si ha una sensazione diversa essere dentro che assistere in TV a una scena da circo. Da una parte l’eleganza della parola o meglio del linguaggio. Dall’altra l’arroganza, la scostumatezza, la conoscenza reale dei fatti. È questione di stile. Il Governo che doveva essere messo alla gogna da una sinistra senza idee, senza progettualità, senza una politica, che sia politica nel termine alto del termine, ne è uscito a testa alta con la volontà e la potenza delle idee.
Invece la sinistra tutta, che resta sempre e ancora comunista, ha testimoniato il nulla tranne la capacità di urlare senza portare uno straccio di ipotesi, di tesi e di rappresentazione logica.
L’esplosione della rabbia e dell’ira, come le intende anche Vittorino Andreoli nel suo recente splendido libro, nasce dal fatto che non si è competitivi in nulla. Perché chi non ha idee, come la sinistra, non può essere competeva in nessun argomento. La sinistra lo sa bene. C’è un altro aspetto. Da una parte non solo politica fatta con i dati e la conoscenza, ma anche formazione sul piano giuridico (forse qualcuno dimentica che sono uomini di giurisprudenza personalità come Nordio, Piantedosi e Mantovano).
Dall’altra parte ci sono scolaretti ai primi studi o alle prime pagine o studentelli che vogliono dimostrare di aver letto professionalmente libri di diritto. Gli interventi lo hanno dimostrato. Interventi completamente vuoti di contenuti ovvero di campagna elettorale bassa. Qui si aprirebbe un’altra questione che è quella di una destra che ha una funzione anche culturale e una sinistra che naviga a vista proprio in termini culturali. Non entro nel merito del fattore immigrazione soprattutto dopo gli scheletri dell’armadio della sinistra. Questa farsa la sinistra poteva risparmiarsela perché ha dato in Parlamento il peggio di sé. Era prevedibile. Ancora non riesce a metabolizzare la sconfitta, una sconfitta “democratica”, che la dice lunga su come il popolo italiano si è espresso. Sul fatto che non hanno idee non nasce da oggi.
Il ritorno in scena, proprio di questi giorni, del “prode” Prodi è una ulteriore sconfitta di tutti i sinistrati scolaretti. La sinistra dovrebbe prendere lezioni non solo del fare politica in una società come la nostra ma dovrebbe leggersi qualche testo di Hegel e prima ancora di Voltaire, Rousseau (autori che non fanno parte della mia formazione ma li leggo) e Burke per cominciare a capire la politica come senso di orizzonti e dialettica vera. La sinistra esce da una tale situazione molto bastonata proprio sul piano culturale, sul piano di uno stile, sul piano di una non proposta. E poi pensiamo che i ragazzi di oggi dovrebbero approcciarsi alla politica? La sinistra, ripeto, ha dato il peggio di sé .
Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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