di Francesca Ripoldi
Il vino, non è solo vino. Il vino è vita, il vino è passione, il vino è rispetto, il vino è un sistema complesso, come lo sono le emozioni. A Rive col de Fer, c’è tutto questo e tanto altro ed Alessia è la donna che lo rende possibile, all’interno di un microclima molto peculiare. Siamo a Caneva (PN) sulla cima di una collina, puntinata da poco più di duecento ulivi e sempre ventilata. Ma qual è la caratteristica fondamentale di questo luogo? Cosa lo rende unico? La rugiada, o meglio la sua assenza. Infatti, la rugiada non si appoggia mai sul manto erboso e la temperatura non sfiora mai lo zero. Questo permette al vitigno del Verdiso, con la sua buccia molto sottile, di prosperare. In pianura, infatti, non sarebbe possibile dare i natali a questa uva, perché l’ambiente molto umido, la farebbe marcire. Stesso destino spetterebbe ad un altro protagonista della zona, il figo moro. Specie autoctona già nota ai veneziani, si narra venisse somministrata ai marinai assieme all’aringa per curarne lo scorbuto. Oggi è una parte molto importante dell’economia agricola della zona.
L’azienda viene fondata nel 1984, dal padre di Alessia e ad oggi, beneficia ancora di una vendemmia manuale che dura circa quindici giorni e dove vi partecipano non più di otto persone, affinché tutto possa essere svolto al meglio. Il vitigno di Verdiso è un semi-selvatico ed era già presente sul terreno al momento della fondazione. E’ un vitigno antico. Non ne esistono cloni, per cui, la produzione è stata ampliata recuperando le barbatelle per impiantarle sui terreni scelti per la produzione. Il grappolo ha la caratteristica di essere molto denso e caratterizzato da acini molto grossi, per cui, quando la produzione rischia di essere troppo copiosa, si compiono azioni di sfoltimento, per assicurarsi che il prodotto sia qualitativamente superiore. E’ un vino con una bella acidità, presenta delle sfumature verdi ed è caratterizzato da un perlage abbastanza fine grazie ad una permanenza di tre mesi in autoclave. Interessante anche la versione con fondo ottenuta grazie ad una rifermentazione in bottiglia eseguita solitamente nel mese di maggio con l’aggiunta di mosto.
L’azienda produce anche altre tipologie di vino, sempre legate indissolubilmente al territorio. Malvasia istriana ed incrocio Manzoni 6.0.13 i bianchi e Merlot, Cabernet Sauvignon e Refosco, i rossi.
La malvasia ha un acino che, una volta giunto maturazione, diventa trasparente a tal punto che in controluce è possibile ammirare il semino al suo interno. E’ un acino che fa poco succo e molto mosto, candidandosi per questo motivo anche come ottimo prodotto da mettere direttamente in tavola. Nel bicchiere appare di un giallo paglierino brillante, al naso ricorda un bouquet profumatissimo con sentori di rosa, e al palato risulta fruttato. Io l’ho trovato perfetto, fresco e amabile, ideale per un aperitivo all’aperto, di quelli che chiudono le prime giornate di sole in primavera. Magari, come dice Alessia, opterei per un “aperitivo rinforzato” da qualche cicchetto vista la gradazione.
Sia i bianchi che i rossi vengono vinificati sia in purezza sia come blended. Anche i loro nomi ci portano, ancora una volta, a soffermarci sulla singolarità di questa azienda. Troviamo Arabis, un blend di Malvasia e Manzoni, che deve il suo nome ad un fiore di campo selvatico molto profumato; Baku, un blend di Merlot, Cabernet e Refosco, che richiama il momento in cui nella preistoria ci si sedeva intorno al fuoco, in cerca di un momento di convivialità. Baku, vuole essere così. Rotondo, caldo, profumato; il passaggio in botte ci vuole suggerire proprio questo.
Il progetto che mi ha colpito di più, è tuttavia RU n°3: blend di Merlot e Refosco, viene raspato a mano e il meraviglioso colore rosso intenso deriva dalla torchiatura manuale, un processo che dura circa una settimana. Vinificato in bianco, grazie alla presenza del tannino del Refosco, al palato non risulta per nulla dolciastro. La macerazione viene fatta in cassetta, appaltandola ad una società locale specializzata in questo processo. E ru n°3, che significa? E’ il nome del terreno argilloso in cui nasce, lo trovo semplicemente sublime.
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