Home In Evidenza Portici, fontane e castelli d’acqua: l’architettura funzionale dei romani per sfuggire alla canicola

Portici, fontane e castelli d’acqua: l’architettura funzionale dei romani per sfuggire alla canicola

Simona Maceroni

In questa torrida estate, nonostante le note problematiche energetiche, possiamo ritenerci fortunati per la possibilità di refrigerarci grazie a condizionatori e ventilatori. Ma come si proteggevano gli antichi Romani dal caldo? L’elemento più importante, presente a Roma in grande abbondanza grazie alla conformazione geologica del sito, è sicuramente l’acqua, declinata dal genio romano in molte forme architettoniche funzionali anche al refrigerio.

Roma può essere considerata infatti a ragione la città dell’acqua, che, necessaria alla salute e all’igiene, veniva esibita come spettacolo sotto forma di getti e zampilli e come evocatrice di fresco in una sorta di condizionamento privato e pubblico ante litteram. La fontana monumentale si diffuse quindi in tutte le città dell’impero con il duplice scopo di unire il necessario al dilettevole, alla stregua delle terme(https://www.lafrecciaweb.it/2021/11/10/terme-di-caracalla-la-spa-dellantica-roma/), sin dalla costruzione dei primi acquedotti a partire dal 312 a.C. con l’edificazione dei castelli di acqua e delle grandi fontane al loro sbocco in città, come testimoniato nell’attuale piazza Vittorio dai cosiddetti Trofei di Mario, castello d’ acqua posto allo sbocco di un ramo dell’acquedotto dell’Aqua Iulia sull’Esquilino.

Nonostante molte centinaia di tali realizzazioni siano state distrutte alla fine dell’Impero e la loro storia si possa basare solo su pochi frammenti o immagini trasmesse dalle monete, le testimonianze letterarie ci parlano di molte fontane ornamentali poste agli incroci di strade, il più importante dei quali doveva essere la cosiddetta Meta Sudans, al confine di quattro regiones augustee, i cui resti sono oggi visibili fra il Colosseo e l’arco di Costantino. Distrutta nel 1936 con l’aperura di via dei Fori imperiali, era costituita da un corpo troncoconico, parzialmente rivestito di marmo, dal quale l’acqua scaturiva attraverso numerose e brevi cannelle con un effetto che ne suggerisce il nome.

I Romani consideravano l’acqua sacra poiché dono degli dei e come tale consacrata al dio Fons, in onore del quale era stato eretto un tempio ai piedi del Campidoglio, nell’area dell’attuale Vittoriano. Ogni fonte, parola derivante proprio dal nome del dio tutelare, aveva poi un proprio nume, generalmente una ninfa, come la nota Egeria, alla quale è dedicato il ninfeo sulla via Appia, una fontana a camera voltata e stuccata alimentata da una diramazione del fiume Almone, a lungo considerata il santuario della ninfa pur essendo probabilmente solo l’ornamento architettonico del giardino di una residenza suburbana del ricchissimo Erode Attico.

Ninfeo di Egeria, parco dell’Appia Antica, Roma

Il ninfeo aveva un carattere sacro legato al culto delle ninfe e a partire dal II sec. d.C., i Romani esaltarono lo sgorgare dell’acqua creando un’elaborata architettura con effetti sorprendenti.

L’acqua e la sua gestione erano talmente importanti per Roma da necessitare di un magistrato competente, il curator aquarum, una delle cariche più alte, che aveva il controllo assoluto della gestione delle risorse idriche cittadine con un organico molto ampio alle sue dipendenze.

Un’altra possibilità di riparo dal caldo o dalla pioggia era offerta dai portici, presenti in gran numero in città dei quali Vitruvio prescrive dettagliatamente proporzioni e struttura. Oltre a connettere i vari edifici e consentire il passeggio al riparo dagli agenti atmosferici, i portici favorivano incontri, contrattazioni e, in generale, tutte le attività legate al ruolo del foro come centro politico, economico e religioso della città.

Erano inoltre eretti con funzione trionfale per celebrare le vittorie di imperatori e generali che li percorrevano in pompa magna con le loro truppe per raccogliere gli onori da parte della città.

Il più noto di questi è sicuramente il portico di Ottavia, di cui un’ampia testimonianza resta nell’attuale rione del ghetto ebraico. (https://www.lafrecciaweb.it/2021/08/30/le-bellezze-di-roma-il-portico-di-ottavia/

Portico Di Ottavia, Roma

 

Photocover: Fontana di Trevi, Roma

 

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