Home In Evidenza S. Cataldo, Patrono di Taranto, Gangi e Corato

S. Cataldo, Patrono di Taranto, Gangi e Corato

Enzo Farinella -Dublino

Il 10 maggio si celebra la festa di S. Cataldo, monaco irlandese, vissuto nel VII secolo. Di lui lo storico Anselmo Maria Tommasini scrisse: Nessun altro Santo irlandese, forse, neppure S. Colombano, è oggetto di culto tanto diffuso e venerato in Italia con il nome di S. Cataldo, prodigioso operatore di meraviglie attraverso tutta la nazione dalla Lombardia alla Sicilia.

Colombano fu un grande europeista, ma Cataldo fu il Santo irlandese più celebrato in Italia e in varie altre parti dell’Europa, anche se non abbiamo documenti storici su di lui.

Città, villaggi, chiese, ospedali, monasteri, porti, strade, piazze, basiliche, parrocchie e addirittura una taverna – cosa alquanto singolare pensando alla nazione da dove proveniva il santo – sono stati dedicati alla sua memoria.

Molti prodigi sono stati attribuiti a questo futuro astro luminoso di Taranto prima ancora che Cathal nascesse. L’agiografia di quel tempo è piena di simili leggende. Questo il caso della vita di S. Colombano, descritta da Giona, di poco anteriore a S. Cataldo, o di quella di S. Brigida, secondo quanto ci ha riferito il Vescovo di Fiesole, S. Donato, nell’850. Il monaco Dichus, dotato di spirito profetico, ebbe le visioni della futura grandezza di Cataldo. Diversi agiografi parlano di segni straordinari già prima della nascita del Santo. Questi includerebbero la leggenda di una luce-cometa sulla casa in cui la mamma viveva e dove sarebbe nato dopo Cataldo; la tradizione che la mamma morì, dando alla luce il figlio e questi, cadendo su una pietra all’interno della stanza, vi impresse la forma della sua testa; in seguito la medesima divenne oggetto di culto. ecc. Ora simili elementi venivano descritti comunemente dagli agiografi per i santi di quel tempo e, quindi, anche da questo si può dedurre l’irlandesità del nostro Santo.

Cataldo si dice che studiò a Lismore. Ora la distanza da Canty a Lismore è di circa 15 km. Sembrerebbe, quindi, logico che Cataldo scegliesse questo monastero, fondato da S. Cartago, dove poi ha insegnato, divenendo l’”Astro luminoso di Lismore”.

In seguito gli storici concordano che abbia fondato un monastero a Shanrahan, oggi parte del territorio di Clogheen, nella Contea di Tipperary, vicino Clonmel, città gemella di Gangi. Cataldo lasciò Shanrahan per recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa. Il pellegrinaggio rappresentava allora il culmine della maturità spirituale del monaco, sempre teso ad avvicinarsi a Dio. Anche nella simbologia del viaggiatore nell’età medievale, esso delineava un percorso di avvicinamento al mistero di Cristo. Solo una profonda formazione biblico-ascetica poteva suggerire una simile visione.

Migliaia di monaci irlandesi si sono recati dal VI secolo in poi dall’Irlanda in Europa e, quindi, anche nella nostra Italia, per rievangelizzarla, dopo il crollo dell’Impero Romano nel 476, e soddisfare il loro grande ideale della Peregrinatio pro Christo. Questo è un fenomeno tipicamente irlandese e Cataldo fu uno di questi.

Una tradizione secolare di agiografi lo ha sempre visto come irlandese.

Tale tradizione si basa in particolare sull’incontro nel XII secolo tra il Vescovo Filippo di Taranto e il collega irlandese Malachia nell’Abazia di Chiaravalle in Francia. Tutti e due si son trovati esiliati lì per motivi diversi. Il Vescovo Filippo avrebbe potuto apprendere da Malachia i particolari di Canty, Lismore e Shanrahan, avendo studiato a Lismore, dove la fama di Cataldo era ancora viva. Lo stesso S. Bernardo di Chiaravalle, scrisse una vita di S. Malachia con tanti particolari delle località irlandesi, che aveva appreso dalla bocca del presule di Armagh. Questo incontro potrebbe essere la fonte dei “documenti antichissimi” a cui fanno riferimento vari agiografi, soprattutto Pietro Calò, Pietro de Natalibus nell’anno 1382, e più tardi, nel 1600 Moroni e McColgan che nella loro Vita S. Cataldi, affermano che questa è stata tratta e vetustissimismanuscriptis codicibusda codici manoscritti molto antichi della chiesa tarantina.  

La vita del Santo, scritta in poesia e in prosa, nel XVII secolo, dai fratelli tarantini, Bartolomeo e Bonaventura Marini, raccoglie tale tradizione orale su S. Cataldo che si tramandava di generazione in generazione nella città pugliese. In essa, redatta molti secoli dopo la morte del Santo e da persone che non sono mai state in Irlanda e che quindi non conoscevano Canty, Lismore e Shanrahan, è sorprendente scoprire la conoscenza particolareggiata dell’isola irlandese e delle remote località di Waterford e Tipperary che questi due uomini sfoggiano, segno ulteriore che è sempre esistita una tradizione irlandese di S. Cataldo in Italia.

Da queste brevi riflessioni e su altre di carattere circostanziale, ci sembra di poter affermare che S. Cataldo è un figlio dell’Irlanda.

Alcune date importanti:

S. Patrizio, 385 – 461

S. Colombano, 540 – 615

S. Cataldo, Inizio sec, VII – 685

Enzo.farinella@gmail.com

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