Proseguiamo il nostro percorso esplorativo alla ricerca del tracciato della seconda cinta muraria che
cingeva Roma, le mura Aureliane, prima di addentrarci alla scoperta del più esteso museo a cielo aperto del
mondo.
Il timore che i Barbari potessero spingersi fino a Roma indusse l’imperatore Aureliano nel III sec. d.C. a
dotare la capitale di una nuova fortificazione, questa volta in mattoni, alta circa 6 metri, profonda 3,50 per
una lunghezza complessiva di poco inferiore ai 19 km. Il percorso della nuova cinta muraria includeva al suo
interno edifici di grandi dimensioni, inglobando per circa un decimo del suo totale costruzioni già esistenti
lungo la sua direttrice poiché il timore per le invasioni barbariche richiedeva velocità di esecuzione ed
economia di costi, determinando la loro conservazione fino ai giorni nostri.
Ogni cento piedi romani (29,60 metri) era presente una torre a pianta quadrata dotata di una camera per le
baliste, vere e proprie macchine da guerra che lanciavano proiettili di pietra, per un totale di quasi 400.
Lungo tutto il percorso si aprivano 18 porte d’accesso, le più importanti delle quali costituite da due ingressi
gemelli, coperti ad arco con paramento in travertino fra due torri semicircolari, mentre quelle più modeste
erano inserite al centro delle mura fra due torri quadrate. Vi erano anche numerose porte “di servizio”, le
posterule, semplici aperture nel muro con un paio di metri di luce, il cui numero risulta non facilmente
quantificabile a causa dei numerosi interventi di ristrutturazione e modifica succedutisi nel corso dei secoli.
Anche questa fortificazione venne più volte restaurata e rinforzata nel corso del tempo per far fronte al
sempre più pressante pericolo delle invasioni, restando però a protezione della città fino alla mattina del
20 settembre di 150 anni fa, quando, dopo un cannoneggiamento durato circa 4 ore, l’artiglieria
dell’Esercito Italiano aprì una breccia vicino a Porta Pia, restituendo a Roma il ruolo di capitale, dopo circa
mille anni. Questa significativa data del Risorgimento Italiano è ricordata in tutto il paese dove in quasi
ogni città esiste una via XX settembre, proprio come quella che a Roma parte da Porta Pia.

“La breccia di Porta Pia” CAREL MAX GERLACH QUAEDVLIEG
Secondo una tradizione, la postazione da cui vennero bersagliate le Mura si sarebbe conservata all’interno di un palazzo sulla opposta via Nomentana.
Iniziamo dunque il nostro percorso lungo il tracciato delle mura Aureliane partendo dalla Porta Flaminia, meglio conosciuta come Porta del Popolo, ricostruita nella sua attuale forma nel 500 ed ampliata con i due fornici laterali nell’800. Da qui inizia un tratto di mura molto restaurato, il cosiddetto “muro torto”, dal grande muro “storto” in opus reticulatum databile al I sec. a.C. che sosteneva il pendio sul quale erano state costruite le ville di importanti famiglie romane e che aveva assunto nel tempo la posizione inclinata a cui deve il suo nome. A questo luogo è legata una leggenda sull’Apostolo Pietro, riportata da
Fulvio: “dicono che Pietro apostolo prese difesa del detto luogo et per ogni volta che la città fu assediata dai Barbari, o che altra violenza di nemici pervenne al luogo, egli la difese. La qual cosa tenuta per miracolo, niuno di poi ha mai avuto ardire di raccorciare o di rifare la detta parte del Muro, ma si é rimasta et rimane così spiccato, come scrisse Procopio nella Guerra Gotica, et chiamasi hoggi muro inchinato”.
Risalendo verso Corso d’Italia, dopo aver incrociato Porta Pinciana, da cui usciva l’antica Via Salaria, troviamo un tratto particolarmente ben conservato con torri ancora in buono stato, anche se molto restaurate, in una delle quali, di fronte a via Po, è ancora conficcata una palla di cannone a testimonianza della battaglia di Porta Pia.
All’altezza di piazza Fiume si apriva la Porta Salaria, demolita nel 1870, la cui pianta è indicata nel selciato moderno e subito dopo, nella parte alta del muro, in corrispondenza del camminamento interno, è visibile una piccola latrina costituita da una sporgenza di forma semicilindrica su due mensole di travertino, unica testimonianza rimasta delle 116 latrine presenti lungo tutte le mura.
Piccola latrina aggettante presso porta Salaria
Proseguendo il nostro cammino troviamo un altro tratto ancora ben conservato fino a Porta Pia, fatta costruire da papa Pio IV, da cui prende il nome, su progetto di Michelangelo alla metà del 1500 in sostituzione della Porta Nomentana, che si trovava circa 75 metri più a est e dalla quale usciva l’antica via omonima.
Porta Pia
All’interno delle mura vennero inseriti i Castra Praetoria, l’accampamento della guardia pretoriana che l’imperatore Tiberio aveva fatto costruire per riunire in un’unica sede le 9 coorti istituite da Augusto come guardia imperiale, situati fra i colli Viminale ed Esquilino e che danno il nome all’attuale rione Castro Pretorio. Il muro segue il perimetro dei castra lungo viale del Policlinico su tutto il lato nord, est e parte di quello meridionale, conservato solo parzialmente a causa delle aperture realizzate per i passaggi stradali e in parte nascosto e inglobato in proprietà pubbliche e private, in particolare il Palazzo dell’Aeronautica che è stato costruito a ridosso della fortificazione negli anni 30 del Novecento. Più avanti troviamo la porta Tiburtina, oggi nota come porta San Lorenzo, dalla quale la via Tiburtina partiva dalla città verso Tivoli, dove è ancora ben conservato l’arco in travertino che Augusto fece costruire alla confluenza dei 3 acquedotti, dell’Aqua Marcia, dell’Aqua Iulia e dell’Aqua Tepula. Tra la quinta e la sesta torre dopo la porta, quindi circa all’incrocio con via dei Sabelli, venne inglobata nel muro la facciata di un edificio in laterizio, forse una casa di abitazione a più piani, dove sono ancora visibili due file di finestre murate e 15 mensole in travertino che sostenevano un balcone.
La doppia porta che incontriamo proseguendo il nostro cammino è nota oggi come porta Maggiore, costituita dall’unione delle antiche porte Praenestina e Labicana ed è il monumento più interessante dell’intero percorso, trattandosi in origine di due archi monumentali dell’acquedotto Claudio, successivamente trasformate in porte urbane fra le quali fu incluso il sepolcro del fornaio Eurisace e di sua moglie Atistia, caratterizzato da cavità circolari, disposte nella parte superiore, che sembrano essere imitazione dei recipienti in cui veniva impastata la farina.
Porta Maggiore con sepolcro di Eurisace ed Atistia
Il settore seguente delle mura vira verso est utilizzando ancora le arcate dell’acquedotto Claudio, trasformato in muro difensivo mediante il tamponamento dei fornici. Poco più avanti troviamo uno dei più importanti monumenti inseriti nella cinta, l’Anfiteatro Castrense, un piccolo edificio in laterizio appartenente al palazzo imperiale Sessoriano, la cui ellisse sporge ben visibile fuori dalle mura. Lambendo il tratto successivo ben conservato e restaurato, arriviamo alla Porta San Giovanni, aperta nel 1574 e alla porta Asinaria, oggetto di recenti restauri e che è oggi visitabile in gruppi accompagnati prenotandosi presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Il tratto successivo presenta importanti rifacimenti medievali e moderni con numerose aperture per la circolazione dei veicoli, fino alla porta Metronia, originariamente una semplice posterula, da cui inizia la parte forse più interessante e meglio conservata delle mura con rifacimenti che si sono succeduti dal Medioevo fino ai giorni nostri.
A questa altezza, presso la porta San Sebastiano, ha sede il Museo delle Mura, che offre ai visitatori un itinerario didattico per ripercorrere la storia delle mura ed una suggestiva passeggiata sull’antico camminamento.
Dopo un centinaio di metri, ha inizio il maestoso bastione, lungo circa 300 metri, eretto nella prima metà del XVI secolo da Antonio da Sangallo il Giovane, su commissione di papa Paolo III per migliorare l’efficienza difensiva della zona, ritenuta troppo debole ed esposta alla minaccia turca.
Bastione del Sangallo
Subito dopo il bastione, riprende il muro più antico, abbondantemente restaurato e ricostruito soprattutto in epoca rinascimentale che, dopo aver inglobato il rione San Saba, noto come Piccolo Aventino, giunge alla Porta Ostiensis, oggi Porta San Paolo, dalla quale riuscirono a penetrare i Goti di Totila nel 594 d.C.
Nei suoi pressi ci imbattiamo in uno dei sepolcri più interessanti presenti in citta, conosciuto come la Piramide, fatta costruire dal politico e membro del collegio degli Epuloni Gaio Cestio, fra il 18 ed il 12 a.C, unico monumento funerario superstite di una serie diffusasi a Roma all’indomani della conquista dell’Egitto da parte di Augusto nel 31 a.C. Anche questo originale monumento è visitabile con prenotazione obbligatoria durante i II, III e IV fine settimana del mese.
Piramide Cestia
Il tratto successivo delle mura Aureliane procedeva in linea retta verso il Tevere, includendo il monte Testaccio e, dopo essere giunto al fiume, lo seguiva per circa 800 metri per passare poi sulla riva trans Tiberim, dove è quasi interamente scomparso, così come il tratto successivo che seguiva la riva sinistra del fiume fino alla porta Cornelia, poi chiamata San Pietro, davanti a Ponte Elio, l’odierno Ponte Sant’Angelo.
Il Vaticano, lasciato fuori dal tracciato delle mura Aureliane perché non ancora urbanizzato, è ancora oggi protetto da quella che è considerata la terza cinta muraria presente a Roma, le cosiddette Mura Leonine, o Mura di Borgo, fatte erigere da papa Leone IV, tra l’848 e l’852, a protezione del Colle Vaticano e della basilica di San Pietro dai Saraceni, che l’avevano saccheggiata pochi anni prima. Si tratta di un’opera difensiva di dimensioni decisamente ridotte, di circa 4 km con 44 torri alte 14 m, inaugurata dal Pontefice stesso percorrendo l’intero circuito a piedi scalzi, fermandosi a benedire ogni porta e a implorare la protezione divina. Da quel momento l’abitato circondato dalle nuove fortificazioni fu considerato come una città separata, la «Civitas Leonina», con magistrati e governatore propri.
Nel versante di Trastevere si aprivano altre due porte: verso sud la Portuensis, dal nome della via che conduceva appunto ai porti ( di Claudio e di Traiano ), sostituita nel XVII sec. dall’attuale Porta Portese e a nord l’attuale porta Settimiana, successivamente inglobata nelle mura gianicolensi, cessando la sua funzione di bastione.
A Trastevere si conclude il nostro lunghissimo “giro” intorno alla città antica sulle tracce della cinta muraria antica considerata la più lunga e meglio conservata al mondo, oltrechè il monumento più grande di Roma.
Siamo pronti ad entrare in città……..